L’animo, si sa, è un universo che vive di vita propria. E’ in continuo tumulto e tenere tutto dentro, in silenzio, non è cosa semplice. Anzi, è quasi impossibile, soprattutto se uno di mestiere fa il calciatore anziché lo psicologo. Pensate, ad esempio, a Gonzalo Higuain: che sforzo immane deve fare quotidianamente per spegnere l’incendio perenne che gli brucia tutto dentro, prima di scendere in campo per allenarsi al meglio o giocare partite fondamentali per la sua squadra? Un dispendio di energie nervose incredibile, senza alcun dubbio. Negli anni passati alla Juventus, il suo passato epico al Napoli continuata a fermentargli dentro, senza dargli pace. Eppure, è sceso in campo, ha dato il meglio. ha segnato gol pesantissimi. Ha vinto e sorriso, come se nulla fosse. Ancora oggi, con la maglia del Milan, gli esplode dentro l’epilogo del suo rapporto con la Vecchia Signora ma lui, testardo, scende in campo, sorridendo.
Higuain senza filtri, sulla Juve e sul Napoli
Ma, talvolta, le esplosioni sono così forti che arginarle è impossibile. E lì’ che qualcosa emerge: reminiscenze indigeribili di ciò che è stato e non sarà mai più. «Dentro di me il giorno della finale di Coppa Italia ho avuto la sensazione che si fosse rotto qualcosa. E poi hanno preso Ronaldo. La decisione di andare via non è mia: ho dato tutto per la Juve, ho vinto diversi titoli, dopo di che è arrivato Cristiano, il club voleva fare un salto di qualità e mi hanno detto che non potevo restare e che stavano provando a cercare una soluzione. La soluzione migliore è stata il Milan. Non ho comunque nessun sentimento di rivalsa nei confronti della Juve. Il mio è un sentimento di affetto perché mi hanno trattato benissimo: compagni e tifoseria mi hanno dato un affetto enorme. Però non ho chiesto io di andare via. Praticamente, lo dicono tutti, mi hanno cacciato.
Al Milan ho avuto da subito un amore grandissimo e così mi hanno convinto. Ho scelto i Rossoneri perché mi è piaciuta la convinzione con cui sono venuti a cercarmi e la convinzione nel loro progetto. Inoltre Leonardo, Maldini e Gattuso conoscono benissimo il Milan ed Elliott ha fatto un grandissimo sforzo per me. Ho apprezzato moltissimo l’approccio avuto per prendermi. C’è stata anche la possibilità di andare al Chelsea, ma c’era una differenza fondamentale: qui mi hanno voluto tutti, dalla società all’allenatore. Là mi voleva solo l’allenatore». Così sulla grande cacciata dal mondo fatato di Vinovo, cosa che il fuoriclasse argentino ha evidentemente accettato ma che proprio non riesce a digerire. Come si potrebbe mai digerire un universo interiore in tumulto, del resto? Non si può. Così, una volta crollato l’argine, l’esplosione travolge tutto, sconfinando anche nel suo passato remoto, quello con la maglia del Napoli.
Higuain sul suo passato al Napoli: De Laurentiis, Lavezzi, Cavani, Sarri…
«Al Milan è come se mi fossi tolto 4-5 anni. Sono tornato all’epoca di Napoli e ne sono felice. Milanello è il calcio, il Milan mi ha dato qualcosa in più dopo un Mondiale non bello, ho trovato quello che stavo cercando. No ma è colpa di tutti noi, non sua… Lavezzi si è lasciato male, Cavani idem, con Sarri in panchina è stato contattato un altro allenatore, e con me si è preso 94 milioni (90, ndr). Tutti hanno problemi con lui e la gente insulta gli altri. Io con i tifosi del Napoli non ho nulla da dire di negativo, sono stati tre anni bellissimi. Mi hanno amato e ora mi odiano. Un giorno racconterò quello che penso, ora non posso». Quelle parole “ora-non-posso” rappresentano la ricostruzione degli argini crollati per qualche lunghissimo attimo in cui brandelli di verità vera sono fuoriusciti dal Gonzalo Higuain di facciata. Pezzi di verità vera condivisibili e credibili, o meno. Il tempo ci dirà quanto vera sia la verità che Higuain si porta dentro, come fosse un fardello maledetto.
