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I rapinatori di Neres sono gli stessi del colpo a Zuniga, l’orologio studiato su Internet

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I tre ladri che hanno rapinato il costosissimo Patek Philippe al calciatore del Napoli David Neres erano professionisti del settore. Infatti già in passato sono stati autori di rapine. Intanto emergono ulteriori retroscena.

I tre sono anche conoscenza, attraverso l’analisi delle immagini che si trovano su Internet, che anche alla moglie del calciatore piacciono gli orologi di lusso. Ma è fondamentale sapere se Neres nell’occasione dell’incontro di calcio effettivamente indosserà il Patek Philippe e c’è agli atti una intercettazione che fa presupporre l’eventualità che uno dei tre, possa essere anche l’autore di un’altra rapina, piuttosto datata, quella messa a segno anni fa contro un altro giocatore del Napoli, il colombiano Camillo Zuniga.

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Gli indagati sono Gianluca Cuomo, detto ‘o chiatto, Giuseppe Vitale, detto ‘o lobo, e Giuseppe Vecchio, tutti residenti nel Rione Lauro, a Fuorigrotta.

“Perché come ho fatto con Zuniga – dice – io già nella partita già sapevo quello che teneva”. I tre vengono intercettati anche quando parlano delle notizie di stampa che fanno riferimento a una possibile loro identificazione grazie anche una testimone oculare. Questi fatti risalgono al 3 settembre scorso: il padre di uno dei “rapina-rolex” arrestati viene a conoscenza della circostanza e si mette subito in contatto con un avvocato e poi con il figlio, chiaramente preoccupato dall’informazione acquisita dai media.

L’orologio “studiato” sui video su Internet

Quell’orologio, un Patek Philippe da oltre centomila euro, i rapinatori lo avevano notato guardando un video pubblicato da una testata giornalistica specializzata in notizie sul Calcio Napoli. Osservando il video di Neres che usciva dal minivan avevano riconosciuto la marca, ma non il modello preciso, tanto che la conferma l’avevano avuta (e con gioia) soltanto dopo il raid: era la versione ancora più preziosa.

I dipendenti dell’Asìa coinvolti

Coinvolti nell’inchiesta anche due dipendenti dell’Asia, l’azienda pubblica che si occupa della raccolta rifiuti. Uno, padre di uno dei tre malviventi, ha recuperato il gruppetto dopo il raid e si è disfatto dei vestiti e dei caschi, consegnandoli a un suo collega che era al lavoro. Nella denuncia sporta presso la Polizia di Stato l’attaccante brasiliano aveva raccontato che il criminale si era rivolto a lui in inglese.

I rapinatori avevano affiancato il suo minivan, avevano mandato in frantumi il finestrino e, puntandogli la pistola all’addome, lo avevano costretto a consegnare l’orologio.

Subito dopo il raid, ricostruiscono gli inquirenti, i tre vengono recuperati dal padre di uno di loro, dipendente dell’Asìa, che usa un’automobile già sottoposta ad intercettazione nell’ambito di un procedimento contro il clan Iadonisi di Fuorigrotta, che ha la sua roccaforte proprio nel Rione Lauro. I vestiti vengono buttati nel camion dei rifiuti dopo la rapina.

 

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