Giuseppe Rea era l’uomo di fiducia di Nicola Ferraro. Un rapporto molto stretto tanto che l’imprenditore napoletano nascondeva in casa circa 2 milioni di euro in contanti, ritenuti appartenenti all’ex consigliere regionale. Il denaro fu sequestrato nell’ottobre del 2023 a Caserta, inoltre i carabinieri avevano trovato documenti che attesterebbero che una parte dei soldi era destinata al factotum di Ferraro per gli appalti di Benevento e di Caserta.
Anche il 42enne, secondo la Procura di Napoli, coordinata da Nicola Gratteri, e i militari del Comando provinciale di Caserta, faceva parte “sistema Ferraro”. Si tratterebbe, dunque, di un giro di appalti nel campo della raccolta rifiuti e della sanificazione in locali sanitari e ospedali ottenuti da aziende vicine a Ferraro da Comuni e dall’Asl grazie a tangenti e favori. Rea e Ferraro sono finiti in carcere ieri.
Un potente imprenditore vicino al clan dei Casalesi
La lunga e complessa attività ha complessivamente portato alla luce alcune vicende
illecite condotte intorno alla figura del un potente imprenditore Ferraro. L’ex consigliere regionale è ritenuto particolarmente attivo nel settore dei rifiuti e delle sanificazioni: già condannato per la sua partecipazione esterna al clan dei Casalesi, col ruolo di imprenditore di riferimento della fazione Schiavone-Bidognetti. L’indagine ha evidenziato che l’imprenditore, dal 2022 e fino almeno a fine 2023, dopo un lungo periodo di carcerazione, avrebbe ripreso a svolgere la stessa attività per la quale era stato condannato.
Infiltrazione nelle pubbliche amministrazioni
Ferraro riusciva ad infiltrarsi nei Comuni e nelle aziende sanitarie, che gli avrebbe consentito di orientare gli appalti in favore di imprenditori che a lui – ed ai suoi complici – si rivolgevano per ottenere illecitamente commesse pubbliche o appalti di servizi. In cambio ricevevano tangenti decise in percentuale rispetto all’importo dell’appalto aggiudicato.