“Mi sono deciso a denunciare i fatti perché non è la prima volta che subisco estorsioni, ma questa volta voglio reagire perché voglio dare a mio figlio (che un domani prenderà le redini della mia attività) l’esempio affinché non subisca quello che ho subito io”. Queste le parole che Guido (nome di fantasia) disse ai carabinieri che hanno indagato sull’estorsione effettuata da due presunti esponenti del clan Mallardo a Giugliano. In cella sono finiti Domenico Fuso e Vincenzo Strino. Nel decreto di fermo a carico dei due soggetti viene ricostruito non solo l’episodio estorsivo, ma anche cosa ha portato la vittima, che già in passato aveva subito estorsioni, a denunciare il racket presso il suo rimessaggio.
“Sul terreno che ho comprato per effettuare attività di rimessaggio ho effettuato dei lavori costruendo delle “serre” che servivano da copertura degli autoveicoli e dei camper, pavimentando il terreno, nonché realizzando in muratura dei box ulteriori. Poiché faccio pubblicità della mia attività su whatsapp, ho messo un video dei lavori che stavo facendo sul mio stato whatsapp. Preciso che nella mia rubrica avevo memorizzato il nome di tale Domenico sotto il nominativo “deposito detersivi” perché in passato per pochi mesi era stato mio cliente affittando un box per depositare il suo furgone o la merce (detersivi) che vendeva all’ingrosso. Dopo aver visto il video, questo Domenico mi mandò dei messaggi whatsapp (che ho conservato nel mio telefono e che ho già consegnato alla Finanza) dicendomi che il rimessaggio stava venendo bello e chiedendomi di prenderci insieme un caffè, messaggi a cui io non ho risposto.
Dopo questi messaggi, a cui io non ho risposto, Domenico mi ha chiamato, ma non ricordo se nella stessa giornata dell’ultimo messaggio. Nella telefonata Domenico mio chiese se la mattina seguente ci potevamo incontrare per un caffè ed io gli dissi di si. La mattina seguente Domenico, da solo e a bordo di una Fiat 500 rossa con targa di prova venne da me al rimessaggio. Come ci incontrammo, iniziò a dirmi con testuali parole: “mi mandano i compagni di fuori al suricione, ti sei messo apposto per i lavori che hai fatto al rimessaggio con i compagni di fuori al suricione? Ti vogliono parlare, vieni con me al bar fuori al suricione”.
Ottenuta risposta negativa, il FUSO si allontanava e ritornava dopo poco in compagnia dello STRINO che si rivolgeva alla vittima dicendo: “mi hai riconosciuto? Io sono o’ Toro… ti sei messo apposto con gli amici? Come ti sei messo a fare il lavori senza dire nulla a noi, senza pagarci?; intimavano alla vittima il pagamento della somma di euro 10.000,00 e, alla risposta della persona offesa circa la impossibilità di pagare tale somma di denaro, gli intimavano di pagare la somma di euro 5.500,00 in tre rate (2000,00€ da pagare il 20 settembre, 2000,00 da pagare il 20 ottobre e la terza di 1.5000€ da pagare il 15 dicembre); non riuscendo nell’intento per cause indipendenti dalla loro volontà, segnatamente perché la persona offesa si rivolgeva alle forze dell’ordine. Da lì sono scattate le indagini e gli arresti.
Racket per il clan Mallardo a Giugliano, nuova ordinanza per Strino e Fuso