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domenica, Giugno 23, 2024
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Imprenditore sequestrato e minacce per far ritrattare le accuse, sconto in appello per il ras Crispino

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Avevano sequestrato un imprenditore per un debito di droga e poi, successivamente, per intimargli di non denunciare il fatto, lo avevano minacciato addirittura legandogli una corda al collo. Per quell’episodio sono arrivate le condanne d’appello per il ras Bernardino Crispino e altri quattro complici, Antonio Tornincasa, suo figlio EmanueleFrancesco Frascogna 50enne di San Cipriano D’Aversa, Nicola Sergio Kader 35enne di Aversa.

Gli investigatori hanno ricostruito che nel marzo 2020 gli indagati, facendo valere la presunta appartenenza al “Clan dei Casalesi” di uno di loro, avevano tentato di convincere, dietro promessa di somme di denaro, la vittima e la moglie a ritrattare le dichiarazioni rese circa un sequestro di persona. Il sequestro era avvenuto a scopo di estorsione nel febbraio del 2021. Gli imputati avevano in quella circostanza fatto salire la vittima su un’autovettura per poi essere condotto in un luogo isolato di Castelvolturno.

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In questo luogo lo avevano minacciato con una pistola e gli avevano legato una corda al collo affinché restituisse il corrispettivo di un pregresso debito di droga. L’unica condanna rideterminata dalla Corte d’Assise d’Appello di Napoli (II sezione) è quella per Crispino che è stato condannato a dodici anni (rispetto ai 16 del primo grado); fondamentali si sono rivelate le argomentazioni del suo legale, l’avvocato Leopoldo Perone, che ha ottenuto l’attenuante del fatto di lieve entità ridimensionando così le accuse per il Suo assistito mentre gli altri imputati si sono visti confermare le condanne inflitte in primo grado a otto anni di reclusione.

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