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giovedì, Giugno 20, 2024
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Imprenditore sotto scacco dei Di Lauro, la Cassazione: sì alle scarcerazioni di Vincenzo Di Lauro e Umberto Lamonica

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È un continuo botta e risposta quello relativo all’inchiesta sulla presunta richiesta di racket effettuata dagli uomini del clan Di Lauro nei confronti di un imprenditore di Arzano attivo nel settore delle slot machine.
L’inchiesta coinvolse i vertici del clan tra cui Vincenzo Di Lauro e il ‘colonnello’ Umberto Lamonica: i due furono poi scarcerati dal Riesame contro la cui decisione il pubblico ministero Lucio Giugliano ha fatto ricorso in Cassazione. Il ricorso è stato però dichiarato inammissibile facendo leva sulla linea seguita dai legali dei due, per Vincenzo Di Lauro l’avvocato Antonio Abet e per Lamonica gli avvocati Francesco Iovine e Simona Lai dello studio Pecoraro che già in sede di Riesame avevano fatto valere l’assenza di gravi indizi di colpevolezza per i due. La Cassazione ha dunque rilevato a sua volta un vizio di forma dichiarando il ricorso inammissibile.

Le indagini, condotte dalla tenenza dei carabinieri di Arzano nel novembre 2023, presero avvio dopo la denuncia sporta da un commerciante di Arzano che ha dichiarato di essere vittima, dall’ottobre 2020, di estorsione da parte di tre soggetti a lui noti appartenenti al clan Di Lauro di Secondigliano. Dopo aver rifiutato di cedere ai Di Lauro il suo bar, l’imprenditore era stato costretto dagli stessi a pagare 70mila euro in rate mensili da 1.000 euro ciascuna garantite da altrettante cambiali che la vittima ha dovuto sottoscrivere e consegnare agli estorsori.

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Ogni qualvolta la vittima pagava una rata si vedeva restituita una cambiale che quindi fungeva da garanzia per il pagamento stesso. Tali corresponsioni si sono protratte fino al mese di luglio 2022 quando l’uomo ha deciso di cedere l’attività pensando che potesse cessare l’imposizione. Ma così non è stato. Nel mese di gennaio 2023, infatti, quando l’imprenditore ha aperto un altro bar in un’altra zona di Arzano, i suoi aguzzini sono tornati alla carica chiedendogli nuovamente la quota estorsiva e minacciandolo di morte al suo rifiuto.

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