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giovedì, Aprile 25, 2024
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La tregua tra gli Abete e la Vanella mise in disparte gli Abbinante:«Arcangelo lo voleva uccidere»

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Le difficoltà e le perdite subite dai clan di Scampia nella terza faida contro la Vanella Grassi spinsero gli Abete a cercare un accordo con i Notturno (in quel momento distaccatosi dai vecchi alleati) e soprattutto la tregua con i gruppi di Secondigliano. Un principio di intesa che poteva portare a nuovi omicidi come raccontato dal collaboratore di giustizia Giuseppe Ambra. Le dichiarazioni di Ambra sono allegate al decreto di fermo eseguito qualche settimana fa contro gli Abbinante del Monterosa con cinque ras che rispondono di associazione e di tentato omicidio.

Il racconto di Ambra: Arcangelo Abbinante voleva uccidere Montanera

«Ero in carcere a Secondigliano in cella con Pasquale Riccio, in sezione con Gennaro Abbinante, Giovanni Carriello, Salvatore Baldassarre e Umberto Raia. Venni a conoscenza della tregua tra noi e della Vanella, già quando stavo a Poggioreale, ne venni messo a conoscenza da Raffaele Notturno e Armando Ciccarelli; Montanera, quando era latitante, si mise d’accordo con Vincenzo Di Maio e con Gennaro Notturno, detto sarracino, di fare la tregua prendendo le distanze dalla famiglia Abbinante. Infatti Arcangelo Abbinante aveva mandato un messaggio a Pasquale Riccio e a Gennaro Abbinante di recarsi a Caivano e di chiedere ad Armando Ciccarelli di far uccidere Giuseppe Montanera di cui curava la latitanza. Montanera lo venne a sapere perchè Ciccarelli glielo confidò».

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Gli articoli precedenti: gli Abbinante scontenti degli Amato-Pagano

A Scampia non poteva vendersi eroina. Era questo l’ordine imposto negli anni scorsi da Marco Liguori, reggente del clan Amato-Pagano (leggi qui l’articolo). Un vero e proprio diktat accettato malvolentieri dai gruppi della zona. In primis gli Abbinante, gruppo che, di fatto, aveva subito una decisione di altri che danneggiava non poco i propri affari. Questo particolare emerge nel decreto di fermo eseguito qualche giorno fa contro il gruppo del Monterosa. Gli Amato-Pagano, anche in riferimento alla vicenda della morte del ras Vincenzo De Luca ‘Tarantella’ (leggi qui l’articolo), appaiono come il gruppo più forte, quello che, nonostante gli arresti, riesce ancora a far sentire il proprio peso nei confronti degli altri gruppi. Circostanza testimoniata anche da alcuni summit tenutisi in questi mesi tra rappresentanti dei diversi clan.

Il summit ai Sette Palazzi

Il primo, come testimoniato dalle informative delle forze dell’ordine allegate al provvedimento, risale a un anno fa (giugno 2020) ai Sette Palazzi: gli Abbinante, in questa circostanza, chiedono a Salvatore Roselli, uno dei luogotenenti di Liguori, di abolire il divieto di vendere eroina a Scampia, potendosi invece vendere liberamente fumo, erba, crack, divieto che Giovanni Esposito aveva subìto sin dal 2013 e che colpisce economicamente gli Abbinante che tuttavia non hanno la forza (militare ed economica) dí scatenare una guerra per ribellarsi al diktat che peraltro coinvolge tutte le piazze dí Scampia che soggiacciono al sistema imposto dagli Scissionisti e confermato dal fatto che lo stesso Liguori convoca Raffaele Abbinante, Roselli e Francesco Raia a Mugnano. Carico di tensione è poi l’incontro del mese successivo con Roselli nello Chalet Bakù tanto che Paolo Ciprio, esasperato per gli ammanchi nelle casse del clan, dirà a Raffaele Abbinante:«Prendi una decisione, diamogli addosso anche noi! Mettiamoci con Vincenzo che devo dirti!».

L’omicidio di Vincenzo De Luca ‘Tarantella’: l’epurazione interna agli Abbinante

Un’ipotesi che getta un’ombra cupa sulla spietatezza del clan Abbinante. Quella dell’omicidio di Vincenzo De Luca ‘Tarantella’, il ras ucciso nella zona della ’33’ lo scorso febbraio (leggi qui l’articolo). Per questo omicidio non esiste al momento nessun indagato. Dal tenore di alcune intercettazioni e di alcune ambientali tuttavia viene avanzata l’ipotesi di un probabile coinvolgimento degli Abbinante. Un episodio tale da qualificare il delitto come frutto di un’epurazione interna. Da quanto emerge nel decreto di fermo all’origine di quel delitto vi sarebbe la sottrazione di un grosso quantitativo di hashish. Furto avvenuto ai danni di un gruppo attivo in provincia di Salerno. De Luca, insieme ad altri affiliati al clan, nelle settimane precedenti al suo omicidio viene segnalato più volte a Pagani. Inoltre a novembre Raffaele Abbinante e Paolo Ciprio hanno un incontro con un personaggio molto in vista degli Amato-Pagano. Dalle intercettazioni si evince che gli Abbinante erano stati convocati da Marco Liguori, reggente degli Amato-Pagano. Liguori chiedeva loro chiarimenti in merito ad una rapina di circa 400 chilogrammi di hashish in cui sarebbe rimasto coinvolto proprio ‘Tarantella’.

Le difficoltà degli Abbinante con gli Amato-Pagano: il furto effettuato da Tarantella e da due affiliati

Abbinante e Ciprio, comprendendo che l’improvvisa e sorprendente quantità di hashish nella disponibilità dei loro ras, era frutto di una sottrazione dello stupefacente ad un gruppo che si era rivolto agli Amato-Pagano, che chiedevano soddisfazione, manifestavano tutta la loro preoccupazione. Si comprende infatti dalle intercettazioni che colui il quale aveva patito il furto di almeno parte dei quattrocento chilogrammi di hashish sottratti a Pagani, tale ‘Ciccio o macellaio’,  si era rivolto a Liguori sospettando dei tre ras del gruppo del Monterosa, tra cui De Luca. Episodio questo che poteva mettere nei guai i vertici del gruppo che, non solo doveva agire contro i suoi affiliati, ma poteva addirittura essere a sua volta sospettato di aver organizzato il tutto. Uno dei tre ras coinvolti inoltre, incurante del pericolo, aveva proposto la vendita della droga addirittura ai Di Lauro.

Il giorno dell’omicidio

Il giorno dell’omicidio Abbinante e Ciprio viaggiano a bordo del veicolo intercettato di rientro da Marano e quest’ultimo chiede a Raffaele Abbinante di “spicciarsela” lui stesso con i “due scemi”, indicando in questo modo soggetti i quali avrebbero dovuto provvedere a svolgere un compito per conto del clan. Poco dopo avviene l’omicidio di ‘Tarantella’: sono le 17,30. Mezz’ora dopo Abbinante si reca di persona a casa dello zio: una volta entrato nell’abitazione di ques’ultimo dice:«Oggi non mangiano e ce ne andiamo …OMISSIS…». Nel rimettersi in viaggio, percorrendo via Monte Rosa, Abbinante Raffaele viene inoltre fermato ed affiancato da un affiliato che gli racconta dell’omicidio di De Luca, circostanza che l’uomo accoglie con fredda indifferenza. Successivamente Ciprio suggerirà a Raffaele Abbinante di farsi vedere sul luogo del delitto, per allontanare il sospetto che essi possano in qualche modo essere coinvolti. Per quel delitto al momento non risulta alcun indagato, tuttavia questa ricostruzione viene ritenuta dagli inquirenti molto probabile e indicativa di ciò che avvenne in quei mesi nel clan.

 

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