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venerdì, Aprile 19, 2024
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La voce del boss del Parco Verde finisce in una canzone neomelodica, l’ordine partito dalla moglie

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Fiuto per gli affari, un passato all’ombra dei Sette Palazzi di Scampia, la passione per la musica neomelodica e il legame familiare con il boss del Parco Verde. Questi sarebbero i tratti distintivi della figura di Sonia Brancaccio. Secondo i collaboratori di giustizia la donna, finita in manette nel blitz anti-droga condotto a Caivano, avrebbe finanziato l’attività di narcotraffico e gestito gli incassi dello spaccio. Inoltre sarebbe stata al vertice del clan Sautto-Ciccarelli insieme al marito Gennaro Antonio Sautto e ai parenti Nicola Sautto e Pietro Iuorio. 

Nel blitz del 2019 Genny Sautto riuscì a sfuggire alle manette ma, 5 mesi dopo, venne catturato mentre era in compagnia della compagna. Proprio Brancaccio nascose una serie di pizzini nei quali avrebbe mantenuto la contabilità e scritto la lista degli affiliati, liberi e detenuti, a cui pagare le mesate.

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“AVEVA MANIE DI PROTAGONISMO”

Il collaboratore di giustizia Antonio Cocci in diversi verbali, rilasciati tra il giugno e il luglio del 2022, ha delineato il ruolo della cognata del capoclan Nicola. La donna di Arzano avrebbe sempre co-gestito, insieme al compagno, il traffico di droga, la fornitura delle piazze del Parco Verde e le vendite all’ingrosso.

Cocci l’ha descritta come una donna che “aveva manie di protagonismo” e che “entrava nel merito delle decisioni”. Dunque dopo l’arresto di marito, Brancaccio sarebbe subentrata nella piena titolarità dei traffici di stupefacenti.

LA VOCE DEL BOSS NEL VIDEO NEOMELODICO

Inoltre la donna avrebbe fatto incidere il brano neomelodico ‘Regina Mia’ che è stato cantato dal neomelodico Anthony (non indagato). Secondo le indagini il videoclip sarebbe stato stato girato proprio a casa di Sonia e proprio nel filmato si ascolterebbe anche la voce di Genny Sautto, nonostante che lo stesso fosse detenuto.

DAI SETTE PALAZZI AL PARCO VERDE

Anche un altro collaboratore di giustizia, Nunzio Montesano, ha fatto luce sul passato di Sonia Brancaccio. La donna era sposata con uno storico capo-piazza dei Sette Palazzi di Scampia, ma dopo la sua morte si è trasferita a Caivano.

Sonia ha un ruolo di grande responsabilità nello spaccio di droga gestito dai Sautto: Sonia è uno dei capi. Sonia non ha iniziato a spacciare insieme ai Sautto ma molto prima; Sonia ha iniziato a spacciare con i Fabbrocini a Scampia e, quando è morto il marito e si è trasferita al Parco Verde, ha portato i suoi clienti nel Parco Verde. Al parco verde Sonia ha iniziato a fare affari di droga con Genny Sautto, poi si è innamorata di lui ed ha unito le sue forze con i Sautto. Sonia si avvale della collaborazione del nipote Pietro Iuorio. Sonia gestisce insieme al marito Genny Sautto tutti i tipi di droga; lei è il capo, comanda lei; decide lei chi deve spacciare, stabilisce il tipo di droga ed il prezzo“, ha affermato Montesano in un verbale d’interrogatorio depositato nel 2017.

Infine un terzo collaboratore di giustizia, Ciro Lobascio, negli interrogatori del dicembre 2020 e del marzo 2021, ha descritto Brancaccio come una mentore del compagno, co-titolare di tutti traffici di stupefacenti riferibili a quest’ultimo, nonché responsabile degli acquisti all’ingrosso di droga da parte dell’organizzazione.

IL SISTEMA DEL PARCO VERDE DI CAIVANO

Il sistema affaristico-criminale del Parco Verde di Caivano si è basato sul commercio di cobret, cocaina, crack, eroina, hashish e marijuana. La droga ha rifornito sia le piazze di spaccio, direttamente gestite dal clan Ciccarelli-Sautto, che gli altri narcos attivi nella provincia di Napoli e Caserta.

Dunque l’ultima ordinanza ha concluso una trilogia di provvedimenti cautelari che hanno assestato un colpo importante allo spaccio condotto nei rioni popolari del Parco Verde e del Bronx di via Atellana. Dunque le inchieste della magistratura hanno smantellato uno dei più grandi mercati di droga a cielo aperto d’Europa che, nel corso degli anni, è diventato un riferimento assoluto per le organizzazioni camorristiche. Già il Tribunale del Riesame di Napoli ha riconosciuto l’esistenza e l’operatività del gruppo camorristico, guidato da Nicola Sautto, nel periodo 2014-2017.

IL RUOLO CENTRALE DELLE DONNE

Gestiva in maniera manageriale la sua piazza di spaccio, particolarmente fiorente, senza mai entrare in diretto contatto con la droga che i suoi pusher vendevano h24: può essere a tutti gli effetti considerata un “capo piazza 2.0” Rosa Amato, 62 anni, una delle quattro donne arrestate dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna (coordinati dal maggiore Andrea Coratza) che hanno assestato un duro colpo agli spacciatori del tristemente noto Parco Verde.

 

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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