venerdì, Agosto 15, 2025
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“Il latitante sfuggì all’arresto grazie alla soffiata del carabiniere”: il racconto del pentito

Il luogotenente dei carabinieri Giuseppe Improta avrebbe, attraverso una soffiata, impedito anche l’arresto di un pericoloso latitante, pochi minuti che questi venisse stanato dagli stessi colleghi del militare.

A riferirlo è Pasquale Cristiano, collaboratore di giustizia che fino al 2022 era stato al vertice del cosiddetto clan della 167 di Arzano.

Il pentito ha, infatti, svelato ai magistrati quanto accaduto nelle ore immediatamente precedenti al blitz dei carabinieri all’interno di un’abitazione nella quale stava trascorrendo la latitanza Domenico Russo, detto ‘o Mussuto, poi successivamente arrestato a Grumo Nevano il 17 maggio del 2018.

“Domenico Russo durante la latitanza si nascondeva dove abita Omissis e Improta, mezz’ora prima che il maresciallo Omissis, che stava preparando la retata per prenderlo, arrivasse, avvisò mio padre che disse subito a ‘o Mussuto dì allontanarsi e, infatti,
non è stato arrestato. Poteva essere il 2017 – ha riferito Pasquale Cristiano – In realtà neppure noi sapevamo dove si trovava Russo e non volevamo saperlo anche per evitare di essere sospettati in caso di cattura. Mio padre andò di persona ad avvisare Russo e apprese proprio attraverso la comunicazione, non so se diretta o attraverso Aldo (Bianco), dove si trovava il Russo”.

Per il giudice che ha avallato l’arresto del luogotenente dei carabinieri, “le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia risultano convergenti sulla figura di Giuseppe Improta, nello specifico, lo indicano come persona che, in cambio di denaro ed altre utilità, si
poneva “a disposizione” dei referenti della consorteria criminale, in quel momento
egemone sul territorio di Arzano, mediante la rivelazione di segreti d’ufficio (come nel caso
del mancato arresto di Russo Domenico ‘o mussut)”.