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venerdì, Giugno 21, 2024
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Le mani dei Contini sull’ospedale Don Bosco, società intestate ai prestanome per sfuggire ai sequestri

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Gli arresti – undici in tutto – e il sequestro dei carabinieri eseguiti stamani a Napoli nell’ambito di un blitz anticamorra coordinato dalla Dda partenopea sono frutto di una indagine avviata nel dicembre 2021 che ha consentito di disegnare la struttura verticistica del “clan Contini”, a cui era demandata la gestione e le scelte strategiche ed economiche dell’organizzazione malavitosa.
Già nel 2019 il clan Contini era finito al centro di una maxi operazione che coinvolse l’intera Alleanza di Secondigliano, e cioé anche le famiglie Licciardi e Mallardo, durante la quale vennero notificate da Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Dia ben 126 misure cautelari (89 in carcere e 36 ai domiciliari e un divieto di dimora in Campania) insieme con un sequestro di beni in tutt’Italia da 130 milioni di euro.
Gli investigatori sono riusciti a delineare anche i rapporti con gli altri clan della galassia criminale partenopea.
Il clan aveva anche fittiziamente intestato due società di noleggio auto a dei prestanome appositamente reclutati e pagati per eludere a eventuali provvedimenti di sequestro.
L’inchiesta ha infine restituito l’allarmante quadro già emerso nel 2019 in relazione all’ospedale San Giovanni Bosco dove il clan ancora condizionava la gestione funzionale della struttura ospedaliera che cade nell’area di influenza dell’organizzazione criminale.

Teneva sotto controllo un ospedale il clan Contini, componente di rango dell’ “Alleanza di Secondigliano”: è quanto hanno scoperto i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli che, coordinati dalla Dda, stanno eseguendo 11 arresti (8 in carcere e 3 ai domiciliari) e diversi sequestri nei confronti di esponenti dell’organizzazione malavitosa operante nel capoluogo partenopeo, precisamente nei quartieri San Giovanniello, Borgo San Antonio Abate, Ferrovia, Vasto-Arenaccia, Stadera-Poggioreale e Rione Amicizia.

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L’ospedale è il San Giovanni Bosco, alcuni anni fa (2019) finito al centro di un’altra indagine della Procura di Napoli.

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