“E’ ai domiciliari ma vive come se fosse libero” e “da casa pubblicizza e presumibilmente vende prodotti sui social”. E’ la denuncia che la mamma di Alessandra Madonna, la ballerina tra volta e uccisa dal suv guidato dall’ex Giuseppe Varriale (il ragazzo, lo scorso 15 luglio, è stato condannato dalla Corte di Appello di Napoli a 8 anni e 2 mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale) ha presentato ieri ai carabinieri di Mugnano (Napoli). Lo riporta Il Mattino. La pagina social utilizzata è la stessa attivata insieme con Alessandra per fare e-commerce e oscurata dopo la tragedia. I post pubblicizzano, sostiene Olimpia Cacace, orologi, cappelli, occhiali e altri accessori. Varriale non appare nelle foto ma il ragazzo è riconoscibile grazie a un tatuaggio che Olimpia Cacace dice di conoscere molto bene in quanto raffigura l’occhio della figlia. Inoltre se ne sarebbe fatto un altro e la signora Cacace si chiede se è stato autorizzato dai giudici.(ANSA) – NAPOLI, 10 OTT –
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La condanna
Per i giudici, in sostanza, Varriale s’era reso perfettamente conto che Alessandra era aggrappata allo sportello del suo suv. Nelle trenta pagine che racchiudono le motivazioni della sentenza viene spiegato perchè dall’accusa di omicidio stradale del primo grado si è giunti invece a contestate l’omicidio preterintenzionale. Determinanti, per questo orientamento, sono state le dichiarazioni rese da Varriale e la compatibilità con quanto invece emerso dalle ricostruzioni formulate sulla base delle prove acquisite.
Varriale, ascoltato nell’immediatezza dei fatti, riferì che Alessandra si era aggrappata alla macchina, una dichiarazione, secondo l’avvocato difensore Nicola Pomponio, inutilizzabile perchè formulata come mera supposizione. Poi, secondo i giudici di secondo grado, la circostanza che conferma che Varriale era consapevole che Alessandra si fosse aggrappata, è riconducibile alle parole proferite quanto ai medici una volta giunto davanti al pronto soccorso dell’ospedale: le telecamere della videosorveglianza lo inquadrano mentre chiede aiuto dicendo «si è aggrappata».
Frase che gli investigatori hanno ricavato analizzando il labiale di Varriale. La Corte di Appello sottolinea anche che non era sua intenzione uccidere Alessandra. Però, viene evidenziato, Varriale, compiendo quell’accelerazione, «per sottrarsi alla mal sopportata invadenza della sua ex fidanzata», mentre lei era aggrappata, non poteva non prevedere che lei «potesse farsi male cadendo o sbattendo». La ricostruzione della dinamica dei fatti, infine, esclude, come invece sostenuto dalla famiglia attraverso dei periti di parte civile, che Varriale potesse avere investito Alessandra volontariamente, dopo avere ingranato la retromarcia.