Era un’organizzazione in grado di condurre frodi sull’Iva e di riciclare il soldi della criminalità organizzata: il suo quinto centro criminale era legato alla camorra napoletana. Secondo gli inquirenti centrale è il ruolo avuto da uno dei capi, Cosimo Marullo, alias Mino e Berlino, cugino del collaboratore di giustizia Salvatore Tamburrino.
L’associazione criminale ripuliva l’Iva attraverso le società di missing trader e buffer, dopodiché, riusciva a rimetterla a disposizione della criminalità: i professionisti riciclavano i soldi del clan Di Lauro grazie alle frodi carosello. C’è anche questo dettaglio nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Milano.
Un accordo criminale tra i cugini con il clan Di Lauro
Emerge così l’esistenza di un accordo teso a commettere delitti tributari come il mancato versamento dell’Iva e a condurre fallimenti delle società, nate per avere vita breve, che erano inadempienti agli obblighi tributari, ciò le conduceva ad un’irreversibile stato di insolvenza. Svelate anche le attività di riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego di denaro al fine di nascondere i profitti illeciti frutto della ripulitura dell’IVA.
Marullo è accusato di essere uno degli organizzatori dell’associazione per delinquere e di aver usato tante di società di missing trader e buffer intestate a prestanome. Nell’inchiesta Berlino è stato indagato per aver riciclato i soldi della camorra per l’ex vivandiere di Marco Di Lauro.
Le schede latitanza di Marco Di Lauro
Il pentito Tamburrino ha descritto espressamente Marullo come suo socio nel business delle frodi all’IVA nel settore informatico e avrebbe goduto della protezione dei Milionari. Inoltre avrebbe ottenuto denaro dalle camorra investendolo nel business e cosi riciclandolo.
Tamburrino ha ricostruito i finanziamenti dati al cugino per la sua attività di commercio di materiale elettronico. Per questa ragione il pentito è stato interrogato sul punto dagli inquirenti della Procura Europea.
In merito alla conoscenza da parte del cugino della sua appartenenza ai Di Lauro, il collaboratore di giustizia ha dichiarato: ”Cosimo Marullo sapeva che ci servivano schede intestate a persone non collegabili a noi, con documenti di comodo. Gestendo la latitanza di Marco Lauro, ci scambiavamo anche tra noi le schede fornite da Cosimo...”
Dopo il collaboratore di giustizia ha descritto espressamente Marullo come suo socio nel business delle frodi all’IVA nel settore informatico, ragione per la quale ha goduto della protezione della cosca fondata da Ciruzzo ‘o milionario dal quale avrebbe ricevuto soldi da riciclare.
Maxi evasione d’Iva e legami con la camorra, arresti tra Napoli e Marano