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Maxi-inchiesta sul clan Cimmino-Caiazzo: condanne per 70 anni di carcere, tre assoluzioni eccellenti

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Primo tappa per il processo nato dalla maxi-inchiesta che, nel 2021, ha colpito duramente il clan Cimmino-Caiazzo, svelandone le nuove infiltrazioni nella sanità napoletana. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, l’organizzazione criminale avrebbe messo sotto scacco i principali ospedali della città, imponendo estorsioni milionarie, soprattutto in relazione agli appalti per la ristrutturazione di alcuni padiglioni dell’ospedale Cardarelli.

Dopo una serie di condanne arrivate con il rito abbreviato, nella serata di ieri è giunta anche la sentenza per gli imputati che avevano scelto il rito ordinario. Al netto di tre assoluzioni eccellenti — tra cui quella dell’impresario funebre Luigi Trombetta — il quadro accusatorio ha sostanzialmente retto al vaglio della settima sezione penale, collegio A: otto le condanne inflitte, per un totale di 70 anni di carcere.

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Nel dettaglio, queste le pene comminate agli imputati ritenuti — a vario titolo — contigui o collusi con il clan:

  • Alessandro Desio: 15 anni (esclusa l’accusa di essere stato capo e promotore della cosca), difeso dagli avvocati Antonio Abet e Salvatore Operetto;

  • Salvatore Zampini: 13 anni;

  • Abramo Maione: 14 anni;

  • Marco Salvati, titolare di fatto della Croce San Pio: 12 anni;

  • Gennaro Stefanelli: 7 anni e 6 mesi;

  • Simone Paolino: 7 anni;

  • Anna Di Pipolo e Guido Galano: 1 anno e 6 mesi ciascuno.

Assolti con formula piena Luigi Trombetta, Massimiliano De Cicco e Antonio Teghemei.

Il deposito delle motivazioni è atteso entro novanta giorni.

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