“Scendo torno tra poco” sono passati 40 anni da queste parole dette da Mirella Gregori dopo aver risposto al citofono, la ragazza, allora 15enne, non è mai più tornata. Il Parlamento dà il via libera e riapre l’inchiesta sulla sua scomparsa.
Il giorno della scomparsa
Era il 7 maggio del 1983 quando Mirella Gregori dopo aver risposto al citofono avvisa la mamma che sarebbe scesa, precisando che sarebbe tornata dopo poco. In realtà Mirella non è mai più ritornata a casa e la sorella si dice convinta: “è caduta in una trappola“. Mirella quel pomeriggio avrebbe dovuto incontrare degli amici, ne era a conoscenza anche la sorella. Si ipotizza che la voce al citofono abbia finto di essere uno degli amici per far si che Mirella scendesse da casa.
Negli anni 80 il coprifuoco era molto più severo, come spiega la stessa sorella di Mirella: “La ritirata era alle otto di sera, lei l’aveva sempre rispettata“. “Nel pomeriggio, sapevo che avrebbe dovuto vedersi con degli amici per fare dei regali. È caduta in una trappola, nel 1983 sono scomparse almeno una ventina di adolescenti a Roma. 40 anni fa le ragazze erano più ingenue“, racconta di una differenza generazionale la sorella di Mirella, differenza che si fa sentire ancor di più vista la mancanza di dispositivi tecnologici che avrebbero potuto aiutare la ricerca. Nessun telefonino e nessuna possibile localizzazione o accessi social. Mirella Grimaldi, pochi mesi prima di Emanuela Orlandi e come lei, è scomparsa nel nulla, lasciando dietro di se tristezza e sconforto.
“Non ho capito, chi è che parla?”
“Non era da Mirella tardare senza avvisare a casa. La nostra era una famiglia semplice, il clima era sereno. Non avevamo bisogno di nascondere nulla ai nostri genitori. Erano molto aperti ma altrettanto presenti” racconta la sorella. Quest’ultima è stata una delle prime ad essere allertata. La mamma di Mirella quello stesso pomeriggio, preoccupata dal ritardo insolito della figlia, chiamò il bar di famiglia dove a lavoro vi era proprio la sorella maggiore della 15enne. “Mia madre ebbe subito un brutto sentore, dopo tre ore aveva già capito fosse accaduto qualcosa a Mirella” racconta la sorella.
“Quando la sera stessa, presentammo la denuncia di scomparsa, in commissariato cercarono di rassicurarci dicendoci che poteva trattarsi di una semplice scappatella, non hanno dato molto peso alla cosa. Mirella non è stata mai cercata” racconta con amarezza. “Porto dentro ancora la tristezza infinita di quel giorno, per non aver riportato a casa Mirella. Feci io le cose che avrebbero dovuto fare le forze armate, andai a cercarla in tutti gli ospedali di Roma“.
La mamma di Mirella ha raccontato che la stessa ragazza sembrava esitare: “Chi è? Non ho capito, chi è che parla? Se non mi dici chi sei, attacco subito eh!” disse. Poi però si convinse: “Ah sì… Alessandro… ho capito“. Il ragazzo, raccontò Mirella alla madre, era un suo vecchio amico delle medie. Alla sua scomparsa Alessandro raccontò alla sorella di Mirella di non averla incontrata quel giorno e, ancor peggio, di non aver mai citofonato. Prima di andare in commissariato quella stessa sera la sorella cercò Mirella per tutta la città, interrogando anche Sonia, la migliore amica di Mirella.
“Da quel giorno, Sonia è sparita. Non si è fatta più sentire né vedere, stava tutti i giorni a casa nostra. Anche Alessandro: né visto né sentito più. La gente ha paura quando si trova in queste situazioni. E noi non potevamo certo sostituire gli inquirenti, pressandoli con domande che mi perseguitano da 40 anni” racconta.
Mirella come Emanuela
Un caso mai risolto e che si intreccia nella sua risoluzione con la scomparsa di Emanuela Orlandi. Il Parlamento ha riaperto le indagini sulle due scomparse e sull’omicidio di Simonetta Cesaroni. “Io non ho risposte, non ho un solo elemento a cui appigliarmi. Solo tante ipotesi” racconta la sorella. Le ipotesi del legame sono infatti ancora in dubbio, una cosa è certa però la più grande coincidenza tra i due casi sono le incredibili zone d’ombra. Il buio pesto non ha reso possibile risolvere i due casi lasciando due famiglie nello sconforto più totale. Ad aggiungersi al dolore è anche la famiglia di Simonetta Cesaroni, un caso di omicidio mai risolto e con altrettanti intrecci.
Komunicato I
Il primo atto che ha legato le due giovani adolescenti è stato il Komunicato I, arrivato nella redazione Ansa di Milano da parte del Turkesh. Tre mesi dopo, i presunti rapinatori, chiamarono infatti alla redazione dell’Ansa dando istruzioni precise. Un fascicolo lasciato in una piazza di Roma, che chiedeva di rilasciare l’attentatore del Papa Alì Agca in cambio della liberazione di entrambe le ragazze. Un funzionario della Stasi Gunther Bonsack ha poi ipotizzato fosse solo un depistaggio.
Mesi dopo al bar di famiglia arriva un’inquietante telefonata da parte del presunto rapinatore che descrive minuziosamente ogni indumento, biancheria compresa, di Mirella indossato il giorno della scomparsa. “Maglieria Antonia, jeans Redin con cintura, maglietta intima di lana, scarpe con il tacco di colore nero lucido marca Saroyan di Roma” dice a telefono. “Ci siamo sempre chiesti chi ci fosse dall’altra parte del telefono, come avesse fatto a sapere quali indumenti indossasse. Non è detto avesse in mano Mirella, in quegli ambienti non è difficile reperire un certo tipo di informazioni. Poteva essere chiunque, ma non ho prove né notizie e dopo 40 anni stiamo ancora persi nel buio” conclude la sorella.