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venerdì, Aprile 19, 2024
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Una crisi poco prima del ricovero, inutili 40 minuti di massaggio cardiaco per salvare Hugo Maradona

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Doveva essere ricoverato all’Ospedale San Paolo per accertamenti cardiaci ma ha avuto una crisi. Così è morto Hugo Maradona. E’ stato chiamato il 118 intervenuto con l’equipe di Pozzuoli del Dottor Manuel Ruggiero. Sono stati fatti 40 minuti massaggio cardiaco ma senza risultato. Hugo è morto nella sua abitazione nella zona del puteolano.

Anch’egli calciatore, ha iniziato la carriera proprio nel Napoli che lo acquistò a 18 anni dopo la conquista dello scudetto per poi girarlo in prestito all’Ascoli. In seguito ha giocato in Spagna al Rayo Vallecano e poi ancora in Austria e in Giappone prima di fare ritorno a Napoli per dedicarsi al calcio dei giovani.

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L’addio dei sindaci di Bacoli e Monte di Procida a Hugo Maradona

“Profondamente addolorato dalla scomparsa di Hugo Maradona, fratello di Diego e nostro concittadino. A nome mio, dell’Amministrazione Comunale e di tutta Monte di a Procida esprimo il cordoglio alla moglie Paola, ai familiari e a tutti i suoi cari. Un uomo calmo, gentile, perbene che siamo orgogliosi di avere avuto qui, sul nostro territorio, per tutto questo tempo. Riposi in pace”, dice il sindaco di Monte di Procida. 

Il sindaco di Bacoli: “Bacoli si stringe al dolore della famiglia Maradona, per la morte del caro Hugo. Abbraccio la moglie, Paola. Avevano scelto di vivere nella nostra terra. A Miliscola, al confine tra Bacoli e Monte di Procida. Ebbi l’onore, ed il piacere, di celebrarne le nozze civili. Fu un giorno emozionante e felice. Di Hugo ricorderò la semplicità. Era sempre tra la gente. Ed era diventato un figlio della comunità flegrea. Ricorderò i suoi racconti familiari dell’amato fratello. Diego. Possa riposare in pace”.

Le ultime parole di Hugo sul fratello Diego

“Diego mi manca molto. Mi mancano le sue telefonate, mi manca sentire la sua voce. Mi rassicurava parlare con lui: è la cosa che più mi manca. Ogni sera ci penso e mi commuovo. E poi mi manca com’era lui, la sua schiettezza, il suo dire le cose senza peli sulla lingua: quello che pensava, lo diceva. Qualcuno lo amava, qualcuno lo criticava anche per questo suo carattere. Per me era semplicemente sincero.

Mi impressiona sempre parlare con i bambini, qui a Napoli. Mi impressiona perché non possono averlo conosciuto e nemmeno averlo visto giocare, al massimo lo hanno visto nei filmati. Eppure ne parlano come se lo avessero conosciuto sul serio, come se lui fosse ancora qui tra noi. È speciale, è unico, nessuno sarà mai come lui.

Sono rimasto a vivere a Napoli anche per questo. Per me è una questione di orgoglio, è il cognome che porto: Maradona. Mi piace ricordare Diego con le persone che gli hanno voluto bene. L’affetto delle persone qui per lui non si spegnerà mai. E io cerco di parlare con tutti, come faceva lui. Noi non siamo gente che si monta la testa. Napoli mi piace e cerco di fare qualcosa per la città, per i bambini. Cerco di portare un po’ di calcio nei quartieri più poveri. Questo è il mio modo per ringraziare Napoli. Ho visto la maglia in onore di Diego e mi ha fatto molto piacere, è un omaggio sincero. I napoletani lo portano nel loro cuore, la città non dimentica. Grazie. Solo questo posso dire”.

 

 

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