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sabato, Aprile 20, 2024
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E’ morto Pelé, addio al campione brasiliano O Rey

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La morte di Pelé ha sconvolto il mondo dopo l’enorme preoccupazione destata negli ultimi giorni in merito alle sue condizioni di salute. La notizia è stata confermata dalla pagina Facebook della leggenda del calcio mondiale: “L’ispirazione e l’amore hanno segnato il viaggio del re Pelé, serenamente scomparso oggi. Nel suo viaggio, Edson ha incantato il mondo con il suo genio nello sport, fermato una guerra, realizzato opere sociali in tutto il mondo e diffuso quella che più credeva essere la cura per tutti i nostri problemi: l’amore. Il suo messaggio oggi diventa un’eredità per le generazioni future. Amore, amore e amore, per sempre“.

UN SIMBOLO DEL CALCIO

Il simbolo del futebol nacque a Tres Coracoes nel 23 ottobre 1940. Viveva una vita da copertina regalando record: unico calciatore a vincere tre mondiali, 1279 reti segnate in carrieral Generazioni di bambini hanno provato il colpo da fuoriclasse ispirandosi a Pele’ su un campetto. Atleta del secolo (assegnato dal Cio nel 1999), calciatore del secolo (ex aequo con Maradona).

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O Rei è stato con Muhammad Alì, l’atleta più celebre della storia, famoso nei punti piu’ remoti dell’Asia come nel cuore dell’Africa, nei deserti australiani.
Nessun altro sportivo ha avuto più spettatori di lui, e la sua faccia e’ tuttora, molti anni dopo il suo ritiro, tra le più popolari del pianeta. ”Sono conosciuto piu’ di Gesu’ Cristo”, disse anni fa in un’intervista all’ANSA.

Una frase che gli attirò critiche: “Anche se è una cosa blasfema – spiegò – c’è una logica. Io sono cattolico, e so cosa significhi Gesù con i suoi valori. Ma nel mondo è pieno di gente che crede in altro: in Asia , ad esempio, ci sono centinaia di milioni di buddisti. Magari non sanno chi è Cristo, ma di Pelé hanno sentito parlare…”.

IL CONFRONTO CON MARADONA

C’è anche gente che crede che Maradona gli sia stato superiore. “Falso – rispose in quell’intervista -, basta guardare i fatti. Sapete quanti gol di testa ha segnato Diego? Ve lo dico io, nessuno: Pelé cento. E di destro?….in tutto io ho segnato 1.281 reti, vi dice niente questo dato? Il problema è che gli argentini non si rassegnano, mi hanno contrapposto prima Di Stefano, quindi Sivori, poi Maradona. Prendano atto del fatto che comunque io valgo più di tutti e tre“.

GLI INCONTRI DI PELE’

E’ stato intervistato e fotografato più di qualsiasi altra persona: statisti, divi del cinema e miliardari vari. E’ stato accolto da ‘Rei’ in 88 nazioni, e ricevuto da 70 premier, 40 capi di Stato e tre Papi. In Nigeria venne dichiarata una tregua di 48 ore ai tempi della guerra con il Biafra perché tutti, da entrambi gli schieramenti, potessero vederlo giocare. Lo Scia’ di Persia lo aspettò tre ore in un aeroporto solo per potersi fare una foto con lui, le guardie alle frontiera cinese abbandonarono i loro posti e si spostarono a Hong Kong, attirandosi le ire del regime, solo perché avevano saputo che la Perla Nera si trovava quel giorno nella citta’-colonia.

In Colombia Pele’ fu espulso durante una partita, e la folla invase il campo costringendo l’arbitro alla fuga. Il match riprese solo con il ritorno in campo del grande brasiliano, a quel punto la folla torno’ disciplinatamente sugli spalti.
Quando aveva 20 anni in Brasile venne dichiarato ”tesoro nazionale”, e fu quindi proibita la sua cessione all’estero.

PELE’ IN ITALIA

L’Italia fu anche il primo paese straniero visitato da Pelé’, nel 1958 quando il Brasile si fermò per due amichevoli sulla strada verso i Mondiali di Svezia, ma il timidissimo ragazzino 17enne già stella del Santos non poté’ giocare contro Inter e Fiorentina in quanto infortunato. Bauru’, la città brasiliana dove cominciò a giocare, gli ha dedicato una statua che produrrebbe miracoli

FUGA PER LA VITTORIA

Cento canzoni (due le incise lui stesso, nel 1969, assieme alla grande Elis Regina) narrano la sua leggenda. Iperboli su l gesto plastico della rovesciata nel film Fuga per la vittoria. Figlio d’arte di un calciatore che ebbe poca fortuna, Donino, a 80 anni non sa spiegare l’origine del suo soprannome, e in privato, lui che è così popolare e pubblico regala persino momenti di grande pudore.

”Sono Edson, come va?”

Nell’intervista con l’ANSA, prese la cornetta del telefono e disse semplicemente ”Sono Edson, come va?”. Certo poi offre anche qualche legittima pacchianata: l’impianto che gli hanno intitolato in patria a Maceio’ si chiama stadio ”O Rei Pele”’ e lui quando va in tribuna in quell’impianto gongola.

Ideale uomo propaganda, non ha mai fatto spot per sigarette e alcolici, e guadagna tanto anche dopo aver smesso di giocare. In Brasile rimane il Mito, quello per cui scrivono ancora sui muri “Grazie di essere nato”. Il calciatore di cui, garantiscono con un’ unanimità altrimenti impensabile dalle spiagge di Copacabana ai palazzetti coloniali di Salvador de Bahia, si parlerà anche nei secoli a venire come del “Rei” del calcio.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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