La svolta delle indagini sulla neonata trovata morta a Piove di Sacco (Padova) è arrivata nella serata di ieri con il fermo della madre, Melissa Russo, per omicidio aggravato. Un provvedimento che era nell’aria, secondo le voci che si rincorrevano fin dall’alba dopo la scoperta del corpicino privo di vita. I carabinieri avevano ipotizzato infatti nell’immediatezza del fatto l’infanticidio affermando, tra l’altro, che la bimba sarebbe deceduta “per cause non naturali”.
Sul cadaverino, ad un primo esame esterno, non sarebbero stati riscontrati segni di violenza. Il fermo è stato notificato dall’Arma alla giovane, di 29 anni, senza precedenti penali, all’ospedale di Padova dove è stata accompagnata per una serie di visite specialistiche, guardata a vista dai militari per tutto il giorno.
Il personale medico del 118 era intervenuto nell’appartamento che si trova sopra un night-club dove la madre lavora. Lo stato in cui si trovava la donna aveva lasciato i paramedici perplessi, oltre alle condizioni in cui è apparso ai loro occhi il bagno.
Il corpicino trovato nel wc
A chiamare i soccorsi sono stati una collega della donna e un loro amico che si trovavano nel night-club, a quell’ora ancora aperto. Il loro intervento sarebbe avvenuto quando la giovane aveva già partorito da sola nel bagno. La neonata è stata trovata nel water di casa, il pavimento del bagno completamente allagato, cosa che ha fatto pensare agli inquirenti che lo sciacquone era stato azionato più volte per provare a mandare giù il corpicino. A tirare fuori da lì il cadaverino sono stati i medici del 118 che hanno poi avvertito i carabinieri.
Nell’appartamento vi solo tre stanze con cinque letti, a disposizione del personale del locale notturno. Sia il night-club che la casa sono tuttora presidiati dai carabinieri che hanno fatto intervenire anche i colleghi del Nas e quelli dell’Ispettorato del lavoro.
Si vuole accertare le condizione igieniche della casa e verificare la posizione contrattuale delle persone che prestavano la loro opera nel locale notturno, gestito da un cinese che aveva rilevato l’attività da vari mesi. I carabinieri del Reparto operativo di Padova e i colleghi della Compagnia di Piove di Sacco hanno lavorato intensamente per cercare di ricostruire cosa sia realmente avvenuto in quel bagno e soprattutto per capire quale fosse lo stato di salute della bimba dopo il parto. Gli elementi raccolti, le testimonianze e il parere medico-specialistico ha convinto la procura euganea ad emettere il provvedimento cautelare.