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Omicidio Bortone a Sant’Antimo, killer condannati a 30 anni

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Riconoscimento delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti e assorbimento dell’aggravante dei motivi abietti e futili in quella dell’associazione mafioso. Questa la decisione giunta ieri sera per Michele Cleter, Gaetano Vallefuoco, Michele Landolfi e Gaetano Cuomo condannati a trent’anni di carcere per l’omicidio di Antonio Bortone e il tentato omicidio di Mario D’Isidoro.  Evitano dunque l’ergastolo grazie alla solida strategia difensiva del collegio difensivo composto dagli avvocati Rocco Maria Spina, Luigi Senese e Antonella Regine.

Cleter in particolare aveva ammesso di avere con sé una pistola ma di averla usata per legittima difesa mentre il resto del gruppo si è difeso spiegando di aver accompagnato Cleter sul luogo della sparatoria ma di non sapere quali fossero le sue reali intenzioni. Bortone e D’Isidoro erano indicati come vicini al clan Ranucci di Sant’Antimo: contro di loro furono esplosi numerosi colpi di arma da fuoco, infatti, furono repertati 17 bossoli.

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Il 26enne di Frattamaggiore fu lasciato riverso a terra nel cortile del complesso residenziale di via Solimene mentre D’Isidoro si salvò. Fondamentale per lui un borsello indossato a tracolla, infatti, l’accessorio deviò la traiettoria di alcuni proiettili. Quindi dopo un breve ricovero all’ospedale di Aversa, il 26enne fu poi dimesso. Il movente dell’omicidio Bertone sarebbe da ricondurre alla lotta per il controllo delle piazze di spaccio a Sant’Antimo.

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