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Omicidio Rosa Gigante, Russolillo in aula: “Non l’ho uccisa per soldi”

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Ricorda tutto fino a un certo punto, poi il buio. Ammette di aver ucciso l’anziana donna, sua vicina di casa. Ammette di aver ingaggiato una colluttazione, anche se poi smentisce il movente indicato dalla Procura. E sostiene di aver ucciso solo per difendersi. In sintesi, così parla Stefania Russolillo, accusata di omicidio: “L’ho uccisa ma non l’ho fatto per soldi, non l’ho fatto per saccheggiare la sua abitazione. Non avevo intenzione di aggredirla, né di rapinarla“.

Tutto sarebbe nato – a sentire l’esame dell’imputata – da una aggressione improvvisa sferrata da Rosa Gigante. Parole che cadono nel silenzio, tensione a fette in Tribunale. Aula 114, Palazzo di giustizia, sistema di protezione attorno alla imputata, nel corso di un lungo esame: a rispondere alle domande di pm e avvocati è stata la Stefania Russolillo, imputata per omicidio volontario a scopo di rapina.

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Rosa Gigante venne strangolata nella sua abitazione di Pianura il 18 aprile del 2023, con un tubicino da aerosol. Un tubicino che era stato portato da Russolillo nella abitazione della sua vicina di condominio, prima che la donna più giovane strangolasse l’anziana malcapitata. Una vicenda che ha impressionato l’opinione pubblica e non solo a Napoli. Come è noto la donna uccisa era la madre del salumiere blogger Donato De Caprio, molto seguito sui social per il suo “Con mollica o senza”, un refrain che attira turisti e curiosi nella salumeria in zona pignasecca.

Ma torniamo al processo. Inchiesta condotta dal pm Maurizio De Marco, la imputata ricostruisce così il momento dell’omicidio: “Sono salita a casa sua, lei mi ha chiesto se fosse arrivata la posta e le ho risposto che non era giunta. Mi fa una domanda: ‘Ma non è che sei proprio tu?’, resto sbalordita mentre mi aggredisce, inizia una colluttazione, gli spintoni, le gettai addosso un oggetto, anche se non ricordo quale. Ho tentato di difendermi, ma alla fine le ho dato una spinta, lei è caduta verso la televisione, con i piedi verso la porta. L’ho sbattuta sul muro. Non ricordo quante volte“.

Circostanza quest’ultima, quella della presunta aggressione da parte della donna anziana, che al momento non trova alcun riscontro. L’ultima scena? È sempre l’imputata a parlare: “Ricordo che lei cercava di rialzarsi poi non ricordo più nulla. Buio totale. Il tubicino da aerosol? Non ricordo. Chi l’ha strangolata? Sicuramente io, ma non ricordo. Lei gridava, ma anche io chiedevo aiuto. Nessuno ha risposto“.

Poi c’è la storia del movente. La imputata nega di aver consumato un delitto del genere a scopo di rapina: “Non ho rovistato nei cassetti, non ho sfilato la fede nuziale, non ho preso i 150 euro che erano sul mobile. Non ho fatto caso agli orecchini“. Dopo il delitto, la corsa in casa, la porta che si chiude alle spalle, i vestiti in lavatrice: “Mi sentivo appiccicosa“.

Poi la confessione: “Vado dal mio compagno e gli dico: ho fatto un guaio, ho ucciso la signora Rosa. Lui è diventato bianco come il gesso. Ma che hai fatto, sei pazza, che è successo? Io rimango bloccata. Lui esce subito, di corsa. Non so dove sia andato“. Altro spunto emerso dall’udienza riguarda un post pubblicato sui social da parte dell’imputata, che si era raffigurata una decina di giorni prima il delitto in una foto dietro le sbarre. Perché quel post? Eppure nel corso della sua deposizione, Russolillo ha raccontato di una situazione abbastanza tranquilla, di buon vicinato: “Aveva dei problemi di vista, ma spesso la signora Rosa usciva di casa e scendeva le scale. Avevamo un buon rapporto, mai uno screzio, mai un litigio“. Fino a quel giorno di aprile, con un delitto feroce, consumato nei confronti di una donna anziana, incapace di difendersi rispetto alla furia della sua assassina.

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