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sabato, Aprile 20, 2024
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Patenti facili a Napoli: 68 indagati tra funzionari, poliziotti e imprenditori

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La Procura di Napoli ha notificato l’avviso di conclusione indagini a 68 persone. Tutte coinvolte nell’inchiesta sulla gestione illecita delle procedure per il rilascio delle patenti.

Le patenti restituite dietro pagamento

I documenti erano oggetto di revoca o sospensione, dietro il pagamento di tangenti in danaro o di altri favori, da parte di addetti del competente ufficio della prefettura partenopea. Un’indagine che il 26 gennaio scorso portò all’emissione di venti misure cautelari. Queste furono eseguite dalla Guardia di Finanza di Napoli. Gli agenti hanno effettuato nove arresti domiciliari, cinque obblighi di dimora e sei sospensioni dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio.

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I nomi degli indagati 

Tra gli indagati figurano il funzionario di prefettura addetto all’ufficio patenti Giuseppe Visone e il poliziotto Francesco Milano. Entrambi sono ritenuti dagli inquirenti i promotori dell’associazione illecita insieme a numerosi titolari di agenzie di pratiche automobilistiche. Per loro la Procura potrebbe richiedere nelle prossime settimane il rinvio a giudizio. C’è poi l’altro funzionario della prefettura di Napoli Giovanni Terracciano, che sostituiva Visone nelle pratiche illecite. Gli altri indagati sono i procacciatori di affari e i clienti finali. Questi pagavano somme dai 300 ai 400 euro per vedersi ridare la patente oggetto di sospensione o revoca dopo violazioni al codice della strada.

Si occupavano anche di falsificare materialmente le patenti

Ma non c’era solo “l’indebita restituzione di patenti di guida ritirate e gravate da provvedimento di sospensione o revoca” tra le richieste non lecite. Gli automobilisti erano disposti a pagare per ottenere la falsificazione materiale della patente di guida o di altre autorizzazioni. Dalle indagini dei finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-finanziaria sono poi emersi anche furbetti del cartellino nell’ufficio patenti della Prefettura di Napoli; il sistema prevedeva una sorta di “turno parallelo” per le marcature in entrata e in uscita, con il cosiddetto badge, di soggetti non presenti al lavoro, al quale avrebbe partecipato, in alcuni casi, anche personale esterno all’amministrazione.

 

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