«Tristemente do la notizia che due alberi in piazza sono caduti ieri a causa della negligenza comunale. Altre due vittime. Per fortuna nessuno ci è rimasto sotto. Abbiamo segnalato la necessità di cura delle piante. Abbiamo scritto che stavano per cadere. Ma nulla. Sono dispiaciuto per gli alberi ma arrabbiato perché le istituzioni ignorano ogni tipo di comunicazione che arrivi da questa piazza, da me».
Queste le parole che Fabrizio Caliendo, titolare del noto locale Kestè, ha pubblicato sul suo profilo Facebook.
Paura in piazzetta Orientale a Napoli, crollano due alberi fuori al “Kestè”
«Negli ultimi tre anni non so più quanti messaggi, PEC, progetti e tentativi di dialogo abbiamo tentato. Insieme a Artéteka Piazza Resistente abbiamo dato massima disponibilità per curare la nostra amata piazza, violentata ormai da una assenza cronica che ha lasciato spazio al degrado e alla follia sotto ogni forma». Negli ultimi mesi il titolare del Kestè, locale storico di Largo San Giovanni Maggiore, denuncia una situazione sempre più insostenibile nel cuore del centro storico di Napoli. Dopo aver contribuito all’arresto di una persona per furto e aver più volte cercato di sedare risse, racconta di essersi rivolto invano a istituzioni e amministratori locali per chiedere sostegno e maggiore sicurezza, senza ottenere nemmeno una risposta di solidarietà.
Dopo aver denunciato i propri estorsori senza mai cedere al pizzo, afferma di vivere ancora le conseguenze economiche e psicologiche di quella scelta coraggiosa: nonostante una sentenza favorevole contro il Ministero dell’Interno, il contenzioso non è ancora concluso e i risarcimenti restano bloccati.
Denuncia inoltre l’annullamento da parte dell’amministrazione cittadina del protocollo di affidamento del 2009 che riconosceva all’associazione Artèteka e al Kestè la cura della piazza. Una decisione che, secondo lui, ha causato il degrado del verde pubblico, culminato recentemente con la caduta e la morte degli alberi del largo. Nel frattempo, una nuova richiesta di affidamento giace da mesi in attesa di approvazione.
Il titolare lamenta anche la mancata considerazione di numerosi progetti culturali per la piazza — da “Riparthenope” a iniziative dedicate a Pino Daniele — e un contesto di movida fuori controllo che, soprattutto il sabato, vede la presenza di minorenni, criminalità e attività irregolari.
Sentendosi isolato e abbandonato dalle istituzioni, annuncia la necessità di un avvocato civilista per difendere la propria attività e valuta sia la vendita del Kestè sia la ricerca di un socio o di un sostegno economico collettivo, pur ribadendo la volontà di continuare a contribuire alla vita culturale e sociale della città: «non è giusto che chi ha lottato per la legalità sia costretto ad andarsene».

