I carabinieri hanno sequestrato materiale pornografico in casa di Veronica Sposito, la professoressa di sostegno arrestata e portata ieri nel carcere di Benevento. Al termine di indagini, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, la 37enne è stata accusata di violenza sessuale e induzione al compimento di atti sessuali ai danni di studenti minorenni in una scuola di Castellammare di Stabia.
L’origine dell’indagine sulla professoressa di Castellammare
La vicenda trae origine dall’aggressione verificatasi il 14 novembre 2024 ai danni di un’insegnante ad opera dei genitori di alcuni alunni frequentanti l’Istituto C. Salvati, per effetto della quale la docente e il genitore della stessa riportavano lesioni personali. Le indagini effettuate a seguito delle denunce sporte da alcuni dei genitori autori dell’aggressione, hanno permesso di accertare la genesi.
In particolare, sulla scorta di articolate e minuziose indagini, espletate sia dai Carabinieri che dalla procura che si sono giovate della audizione, in forma protetta, dei 6 minori direttamente coinvolti, dell’analisi dei file audio estratti dal telefono cellulare degli stessi e della docente, è emerso che quest’ultima, a partire dal mese di ottobre 2023, insegnante di sostegno di uno dei minori coinvolti, alla quale di fatto venivano affidati anche gli altri alunni, avrebbe sottoposto gli stessi a reiterate condotte di carattere sessualizzante, portandoli durante l’orario scolastico (con la scusa di impartire ripetizioni) in un’aula riservata della scuola, da lei stessa soprannominata “la saletta”, dove avrebbe ripetutamente mostrato loro del materiale video pornografico, intavolato continui discorsi di natura sessualmente esplicita (fatti di riferimenti a proprie esperienze “in materia” o di indicazioni su come e dove toccarsi o toccare, anche in parti intime, i partner), invogliato alcuni di loro a scambiarsi effusioni sessuali, arrivando finanche ad abusare sessualmente di uno di tali studenti, praticandogli in prima persona un rapporto orale.
Il gruppo La Saletta su Instagram
E ancora, una volta che l’accesso alla saletta veniva precluso, la professoressa avrebbe creato un gruppo su Instagram, chiamato appunto “la Saletta”, nell’ambito del quale gli unici discorsi effettuati erano quelli di contenuto esplicitamente sessuale, nel corso dei quali la stessa si relazionava direttamente con i minori sulla base di un rapporto di tipo sostanzialmente paritario.
Lo stato di soggezione degli alunni rispetto all’insegnante e le minacce da quest’ultima a loro rivolte di essere bocciati, di far andare i genitori in carcere e di mandare loro stessi in comunità — rafforzate dalla millantata relazione con un appartenente alle Forze dell’Ordine — avrebbero indotto i minori a mantenere il segreto sulle condotte poste in essere dalla docente.
Solo la sospensione di uno degli alunni coinvolti avrebbe determinato le vittime a confidarsi con i propri genitori in merito ai comportamenti tenuti nei loro confronti dalla docente, supportando il loro racconto con alcuni messaggi dagli stessi scambiati tramite Instagram e Whatsapp con la professoressa.