“Questa volta me l’ha uccisa“. È la frase che la madre di Vincenzo e Noemi Riccardi avrebbe pronunciato subito dopo aver visto, durante una videochiamata, il corpo insanguinato della figlia mostrato dal figlio. Una reazione immediata, arrivata prima ancora di riuscire a lasciare il lavoro e correre nell’appartamento di via San Paolo Bel Sito a Nola, dove poco dopo gli investigatori hanno ricostruito l’omicidio. Lo riporta Il Mattino.
Secondo gli inquirenti, è in quella stessa abitazione che Vincenzo Riccardi avrebbe poi detto: “Ero esasperato, non ce la facevo più“, ammettendo l’aggressione mortale alla sorella. Il contesto familiare in cui si inserisce la vicenda era già segnato da tensioni e da una situazione di fragilità nota ai servizi territoriali. Per i vicini, i contrasti erano evidenti da tempo. “Litigavano spesso, Vincenzo picchiava spesso sua sorella e noi sentivamo le urla“, racconta una residente. “Anche stamattina li abbiamo sentiti litigare“, aggiunge la donna, confermando un quadro di conflittualità quotidiana.
Entrambi i fratelli avevano avuto contatti, in modo diverso, con il centro di salute mentale della zona: Vincenzo era stato visto dagli operatori dieci giorni prima, mentre Noemi non aveva proseguito l’iter di presa in carico. Alcuni conoscenti riferiscono che la giovane parlava di incubi frequenti e delle difficoltà nel vivere con il fratello. Una collega della madre conferma il timore della ragazza: “Spesso la portavo con me per evitare che restasse da sola con il fratello. Aveva paura, era frastornata. Raccontava dei continui litigi con Vincenzo, diceva che la picchiava. In poco tempo aveva perso tre telefonini“.
Anche alcuni giovani della parrocchia di Maria Santissima della Stella ricordano di averla vista di tanto in tanto, un elemento che contribuisce a delineare il clima di disagio in cui si muoveva la famiglia. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Nola, guidati dal capitano Edgard Pica. Vincenzo è stato fermato in silenzio, con la testa abbassata. A indicare agli investigatori l’arma – un coltello da cucina – sarebbe stato lui stesso. Alle operazioni ha partecipato anche il pm di turno, la dottoressa Vitaliano della Procura di Nola.

