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Racket all’ex attore di Gomorra, chiesti 18 anni per due ras dei Notturno

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Nove anni di reclusione a testa. Questa la richiesta del pubblico ministero (nel processo che si svolge con il rito abbreviato) per i presunti estorsori di Salvatore Abruzzese, il famoso Totò della serie tv Gomorra. Questo il ‘bilancio’ della requisitoria per Leopoldo Marino e Carmine Pandolfi: secondo l’accusa l’ex attore fu costretto a lasciare la sua casa a Scampia perché aggredito da due persone, indicate come vicine al clan Notturno, destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri lo scorso settembre. I due rispondevano di estorsione e lesioni aggravate dal metodo camorristico: sono difesi dall’avvocato Dario Carmine Procentese.

Dagli accertamenti effettuati dai militari di Scampia insieme a quelli del nucleo ispettorato del lavoro di Napoli emerse inoltre che Pandolfi ha percepito il reddito di cittadinanza fino ad agosto del 2021, poi il suo beneficio è stato bloccato. Invece Marino faceva parte di un nucleo familiare percettore dell’assegno mensile fino all’agosto scorso, cioè alla termine dei 18 mesi. I fatti imputati agli indagati risalgono a luglio 2021.

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LE INDAGINI DELLA DDA

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, dirette dalla Direzione distrettuale antimafia, i due uomini, nel mese di luglio del 2021, si sarebbero presentati più volte nell’abitazione del giovane, allora sottoposto agli arresti domiciliari a Scampia, minacciandolo con il pretesto di ottenere la restituzione di un presunto debito contratto tempo prima. In realtà volevano costringere Abruzzese e la mamma a lasciare l’abitazione dove risiedevano, infatti, erano i legittimi assegnatari. Tre gli episodi estorsivi documentati, durante l’ultimo dei quali le vittime furono costrette a consegnare agli indagati le chiavi dell’appartamento ed a liberarlo subito.

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