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Racket e droga nella “Giamaica” dei monti Lattari, arrestati il fratello del boss Di Martino e i suoi figli

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Estorsione per conto del clan Di Martino ai danni di due imprenditori: un esattore arrestato. Ma la cosca dei Lattari aveva messo le mani anche sul Monte Faito: altre 5 persone in carcere per le piantagioni di canapa indiana.

Racket e droga nella “Giamaica” dei monti Lattari, arrestati il fratello del boss Di Martino e i suoi figli

I due business principali del clan Di Martino di Gragnano ricostruiti da due inchieste della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli ma, a fronte di 200 nomi presenti nel «libro mastro» delle vittime del racket sequestrato nel covo utilizzato dal boss durante la sua latitanza, continuano a mancare le denunce di imprenditori e commercianti.

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Ieri mattina, i militari del Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Dda (pm Giuseppe Cimmarotta) nei confronti, in totale, di sei persone. Giovanni Afeltra, 56 anni, è accusato del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan Di Martino, mentre a Giovanni, Antonio e Francesco Di Martino (70, 32 e 29 anni), Aniello Torta, 23, e Vincenzo Scala, non ancora 19enne, vengono contestati, a vario titolo, i reati di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto di arma comune da sparo e furto aggravato di energia elettrica e di acqua, per essersi impossessati di una ex struttura ricettiva abbandonata, trasformandola in una serra per produrre marijuana.

Due imprenditori di Gragnano costretti a pagare il pizzo

Nel corso delle indagini dei carabinieri sarebbe emerso che Afeltra, con reiterate minacce, avrebbe costretto due imprenditori di Gragnano a versargli somme di denaro. Un’inchiesta che era partita nel 2022, con il sequestro del «libro mastro» del clan, un elenco con i nomi di 200 vittime di estorsione con i relativi «esattori».

Tra questi, figura anche il nome di un barbiere, per il quale il giudice non ha ravvisato i gravi indizi di colpevolezza. Ieri, i carabinieri hanno perquisito anche le abitazioni della moglie e dei 5 figli del boss detenuto Leonardo Di Martino «’o lione» – Annamaria Molinari, e ancora Antonio, Michele, Fabio, Vincenzo e Rosario Di Martino – tutti indagati a piede libero. Proprio nel covo utilizzato da Antonio Di Martino durante la sua latitanza tra il 2018 e il 2020, fu ritrovato il libro mastro con i 200 nomi di vittime: nessuno ha denunciato, nonostante siano presenti imprenditori eccellenti.

Nel corso di una indagine parallela, però, sarebbe emerso il secondo episodio, legato al «vecchio» business del clan Di Martino, quello delle coltivazioni illegali di canapa indiana lungo tutto l’arco dei monti Lattari. I carabinieri avevano scoperto che un gruppo legato al clan si era impadronito di una struttura ricettiva dismessa sul Faito, in territorio di Vico Equense, prima utilizzando il piazzale come maneggio per i cavalli, poi per creare una serra per 150 piante di cannabis e una camera per l’essiccazione all’interno dell’edificio.

Nel corso delle indagini, i 5 si erano accorti dell’accesso di estranei nella serra e avevano apposto un cartello di minaccia: «fatti gli affari tuoi vedo che sei interessato se hai qualche intenzione toglitela mi raccomando non fare stronzate perché conosco». Il tutto, ignorando che erano stati i carabinieri ad entrare.

A riportarlo, Il Mattino.

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Nicola Avolio
Nicola Avolio
Giornalista pubblicista, mi sono avvicinato per la prima volta alla professione iniziando a collaborare con la testata "La Bussola TV", dal 2019 al 2021. Iscritto all'albo dei pubblicisti da giugno 2022, ho in seguito iniziato la mia collaborazione presso la testata "InterNapoli.it", e per la quale scrivo tuttora. Scrivo anche per il quotidiano locale "AbbiAbbè" e mi occupo prevalentemente di cronaca, cronaca locale e sport.