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sabato, Aprile 20, 2024
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Racket per il clan Mallardo a Giugliano, scarcerato Armanduccio 29

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Era stato arrestato lo scorso mese perché accusato di aver commesso un’estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un carabiniere: Palma Armando, giuglianese 51 anni, già condannato in passato per associazione di stampo mafioso, ritorna in libertà.

Ad aprire le porte del penitenziario di Santa Maria Capua Vetere è stata la decisione del Tribunale del Riesame di Napoli, ottava sezione penale (presieduta dal Dott. Vito Purcaro, Giudici a latere Dott.sse Alessandra Maddalena e Sabrina Calabrese) che accogliendo l’arringa dell’avvocato penalista Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord, hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza. Nei confronti di Palma Armando c’erano le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Filippo Caracallo e la denuncia della persona offesa, che lo aveva anche riconosciuto in fotografia.

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Palma Armando, all’interrogatorio di garanzia innanzi al GIP del Tribunale di Napoli Dott. Fabrizio Finamore, che lo aveva relegato in carcere, aveva respinto ogni accusa. Armando Palma era già ritornato in libertà da pochi mesi, su decisione del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, che accogliendo la richiesta dell’avvocato Luigi Poziello, aveva concesso la detenzione domiciliare per un’altra condanna di 6 anni e 9 mesi, per aver commesso i reati di associazione di stampo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso; in quel caso, con un complice, aveva chiesto l’estorsione ai lavori di una ristrutturazione di una Chiesa.

I fatti

Nell’ambito di un’indagine della Dda di Napoli, i carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Giugliano in Campania hanno arrestato Armando Palma, 61enne di Giugliano ritenuto affiliato al clan Mallardo, sodalizio operante nella città di Giugliano in Campania e facente parte della confederazione tra organizzazioni denominata Alleanza di Secondigliano.

Le indagini, coordinate dal Pubblico Ministero Dottoressa Antonella Serio, scaturite dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia puntualmente corroborate da ulteriore attività investigativa di riscontro, hanno permesso di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine a un’estorsione consumata nell’estate del 2013, allorquando l’indagato aveva preteso la somma di mille euro da parte di un privato che stava effettuando dei lavori edili in un’area destinata a parcheggio.

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