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venerdì, Aprile 19, 2024
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Cambia il Reddito di Cittadinanza nel 2022, scattano i tagli mensili

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Il reddito di cittadinanza è stato rivisto per limitare i casi di persone che percepiscono il contributo senza averne il minimo diritto. Tra le misure approvate nella legge di Bilancio 2022 da 36,5 miliardi di euro, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2022, c’è anche il restyling della misura introdotta dal governo Conte I.  La linea lungo la quale si sviluppano le modifiche è quella di una stretta.

Come riporta Il Sole 24 ore per evitare che il reddito di cittadinanza disincentivi la ricerca del lavoro sono rivisti i criteri dell’offerta congrua. Quindi si riducono a 80 km di distanza da casa per la prima offerta ma diventano in tutta Italia alla seconda. Dopo due posti di lavoro rifiutati si perde il beneficio. Già al primo rifiuto si perderanno 5 euro al mese, con un decalage che si fermerà alla soglia dei 300 euro di sussidio

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Per chi non si presenta almeno una volta al mese ai centri per l’impiego scatta la decadenza immediata. Inoltre lo stesso vale per chi non può sottoscrivere il Patto per il lavoro ma è vincolato da quello per l’inclusione sociale. Bisogna anche presentarsi ai centri anti-povertà per vedere i progressi fatti. Per aiutare i beneficiari a cercare lavoro i navigator resteranno per altri 4 mesi.

COME CHIEDERE NUOVAMENTE IL REDDITO DI CITTADINANZA

Se l’interruzione della fruizione del Reddito di cittadinanza avviene per ragioni diverse dall’applicazione di sanzioni, il beneficio può essere richiesto nuovamente per una durata complessiva non superiore al periodo residuo non goduto. Nel caso l’interruzione sia motivata dal maggior reddito derivato da una modificata condizione occupazionale e sia decorso almeno un anno nella nuova condizione, l’eventuale successiva richiesta del beneficio equivale a una prima richiesta.

Chiunque presenti dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere oppure ometta informazioni dovute è punito con la reclusione da due a sei anni. È prevista, invece, la reclusione da uno a tre anni nei casi in cui si ometta la comunicazione all’ente erogatore delle variazioni di reddito o patrimonio, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio. In entrambi i casi, è prevista la decadenza dal beneficio con efficacia retroattiva e la restituzione di quanto indebitamente percepito.

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