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sabato, Aprile 20, 2024
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Camorra e tentato omicidio, restano in carcere boss e ras degli Abbinante

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Erano accusati di associazione a delinquere di stampo camorristico e di tentato omicidio. Il gip Campanaro non ha convalidato il fermo per i cinque ras del clan Abbinante raggiunti da decreto mercoledì scorso (leggi qui l’articolo) ma ha comunque deciso di applicare la misura cautelare del carcere. Restano dunque dietro le sbarre Antonio Abbinante (indicato come l’attuale reggente del gruppo del Monterosa), suo nipote Raffaele AbbinanteAntonio Esposito (figlio dello storico ras Giovanni ‘o muort) e Salvatore Morriale. Carcere confermato anche per Paolo Ciprio, storico elemento del clan. Rispondono del tentato omicidio di un uomo reo di uno screzio di natuta personale nei confronti di un altro ras detenuto.

I quattro, nel corso dell’udienza di convalida, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Antonio Abbinante, 61 anni, considerato il reggente del clan omonimo dopo l’arresto del fratello Raffaele, detto ‘Papele’, era stato arrestato nel novembre del 2019 a Mugnano per aver violato la libertà vigilata dopo la fine della sua condanna del 2018. Da tempo gli inquirenti osservavano una ‘ripresa’ a tutto campo del gruppo uscito sconfitto dalla terza faida di Scampia quando erano alleati con gli Abete dei Sette Palazzi contro la Vanella Grassi.

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L’omicidio di Vincenzo De Luca, confermata l’ipotesi iniziale: per la Procura un fatto interno agli Abbinante

Nel decreto di fermo si fa riferimento alla ripresa del gruppo del Monterosa negli affari illeciti dell’area nord, ripresa iniziata con la scarcerazione di Antonio Abbinante indicato come l’attuale reggente del gruppo anche grazie all’inserimento di giovani leve. Nel dettaglio si fa riferimento anche al probabile coinvolgimento di alcuni soggetti del clan Abbinante nell’omicidio di Vincenzo De Luca avvenuto lo scorso febbraio (ipotesi anticipata da Internapoli, leggi qui l’articolo): Ciprio, Esposito e Morriale.

L’omicidio De Luca: la mano del clan Abbinante

L’omicidio di Vincenzo De Luca è un fatto interno agli Abbinante (leggi qui la notizia di Internapoli). Questo il sospetto che sembra trapelare in ambienti investigativi (indagini condotte dai carabinieri della compagnia Stella e del Nucleo investigativo del comando provinciale, coordinati dalla procura antimafia) in relazione all’omicidio di ‘Tarantella’ (chiamato così per il suo carattere fumantino). De Luca è stato ucciso nel circolo ricreativo “Ultrà Napoli sezione Scampia Ciccio Turrini” di via Annamaria Ortese nella zona cosiddetta della 33. Secondo una prima parziale ricostruzione il killer sarebbe arrivato con un complice su uno scooter che lo attendeva all’esterno e sarebbe entrato indisturbato all’interno del circoletto. Segno evidente che De Luca lo conosceva e che dunque non aveva nulla da temere. Dopo aver esploso i colpi il sicario è fuggito con il complice rimasto ad attenderlo con il motore acceso. A terra oltre al corpo esanime di De Luca (morirà durante il tragitto in direzione del Cardarelli) una quindicina di proiettili 9×21.

Il profilo di De Luca ‘Tarantella’

De Luca era indicato negli ambienti di mala come una persona molto vicina al boss Antonio Abbinante e suo figlio Arcangelo. Una persona molto conosciuta al Monterosa storica ‘roccaforte’ del gruppo. C’è però un dato che potrebbe spiegare in parte il suo omicidio: Antonio Abbinante è stato scarcerato sabato scorso (era in carcere a Catania) e sottoposto agli arresti domiciliari per la violazione di una sorveglianza speciale. Saranno i carabinieri a dover carpire il nesso tra i due eventi. Tuttavia le modalità con cui è avvenuto l’agguato farebbero pensare ad una sorta di epurazione interna, una ‘punizione’ per la forse troppa voglia di autonomia del ras 39enne.

Molto più debole al momento la pista che porta a contrasti con altri gruppi con cui vige al momento uno stato di tensione come la Vanella Grassi. Del resto eseguire un agguato in quella zona avrebbe necessitato di più di un appoggio logistico: via Ortese è una strada con un solo punto di accesso quindi vi era bisogno di un’azione repentina, senza dare nell’occhio, e invece a quanto sembra il sicario è entrato nel circoletto indisturbato avvicinandosi senza problemi alla vittima che dunque conosceva.

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