Dal 2000 al 2020 avrebbe dichiarato al Fisco 33mila euro, ma Massimiliano Di Caprio era tutt’altro che un povero nullatenente. Secondo la Procura di Napoli il 49enne aveva a sua disposizione veicoli e orologi di altissimo valore economico, inoltre, era solito sfoggiare una vita vissuta tra viaggi, lusso e incontri con i vip. In un post pubblicato su Instagram dal profilo della pizzeria Dal Presidente spunta anche un Rolex che riporta impresse sul retro le generalità del figlio.
[nextpage title=”L’analisi delle banche dati”]Le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Gennaro De Tommaso e Giuliano Salvatore hanno avuto riscontro dagli accertamenti incrociati condotti dagli investigatori, con particolare riferimento ai dati reddituali rilevati dalle banche. Secondo i pm quelle informazioni si rileverebbero incompatibili con i beni di lusso nella disponibilità di Di Caprio, il quale doveva ritenersi verosimilmente il fittizio intestatario delle attività ristorative.
“Sapevamo che Massimo ‘a Capretta aveva fatto una società con il soggetto
appartenente alle Forze dell’ordine, sia per la Pizzeria che per altri punti commerciali che
aveva aperto; in particolare un negozio distributore di bevande ed altri punti vendita
sempre di pizzeria e bevande”, ha dichiarato il pentito Giuliano.
[nextpage title=”Come è partita l’indagine”]L’indagine sul riciclaggio dei soldi del clan Contini nella pizzeria Dal Presidente è partita dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia De Tommaso Gennaro. Infatti Genny ‘a carogna ha parlato della vicenda in un interrogatorio del 30 novembre 2019: “Originariamente E. C. oggi deceduto era uno dei soci della pizzeria Di Matteo. Successivamente ne uscì a seguito di una controversia fondando la pizzeria il Presidente. Quando E. morì la pizzeria fu rilevata dal figlio V . Questi aveva una difficoltà
economica tant’è che venne anche da me a chiedere 30mila euro che non potetti dargli, e si rivolse a Di Caprio per soddisfare questa sua necessità che, in corrispettivo, entrò a far
parte della pizzeria come socio. Successivamente essendo il C. cedette
le sue quote residue al Di Caprio che è rimasto l’unico proprietario della pizzeria anche se
non so se sia il formale intestatario della società. Di Caprio…è il cognato di Vincenzo a Miseria affiliato al clan Contini. Che io sappia non ci sono altre note pizzerie facenti capo ad esponenti della camorra”.
[nextpage title=”L’ipotesi dell’autoriciclaggio”]
Il titolare della pizzeria Dal Presidente di via Tribunali e sua moglie sono tra le 5 persone arrestate dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ipotizza i reati di trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio, aggravati dal metodo mafioso e dall’agevolazione del clan Contini.
[nextpage title=”I nomi degli arrestati”]Il gip di Napoli Giovanni de Angelis ha disposto la custodia cautelare in carcere per il 49enne Massimiliano Di Caprio e per la moglie 47enne Deborah Capasso. In carcere è finito anche il 49enne Vincenzo Capozzoli, esponente del clan Contini detto ‘a miseria e, secondo gli investigatori, titolare occulto della pizzeria.
Per altri due indagati il Giudice ha disposto gli arresti domiciliari per Giulia Nappo e Guido Albano. Secondo la ricostruzione degli investigatori la titolarità della società La Regina dei Tribunali, gestrice della famosa pizzeria nel centro di Napoli, era stata attribuita fittiziamente alla moglie di Di Caprio attraverso una serie di atti di modifica dell’assetto societario.
[nextpage title=”La ricostruzione del pentito”]
Le indagini, culminate nell’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Napoli De Angelis hanno origine nelle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia il quale ha riferito in merito alla riconducibilità della pizzeria Dal Presidente ad esponenti del clan dell’Alleanza di Secondigliano. Secondo la ricostruzione fornita dal collaboratore di giustizia, Di Caprio sarebbe entrato a far parte della pizzeria come socio dopo la richiesta di aiuto presentata dall’ex titolare che si era ritrovato in difficoltà economiche.
[nextpage title=”Il ‘vero’ gestore”]
Le indagini hanno permesso di stabilire che la società era gestita, di fatto, dal cognato del detenuto, anche lui con precedenti penali, titolare pure di un’attività di vendita di prodotti da forno. Sarebbe stata appurata anche la fittizia intestazione di un’impresa individuale operante nel settore dei servizi turistici, che il precedente titolare sarebbe stato costretto a dismettere a causa di minacce, percosse e intimidazioni, e di sette immobili di pregio situati a Napoli.
Gli indagati, secondo quanto emerso, hanno reimpiegato nelle società di ristorazione e panificazione e nell’acquisto di beni immobili ben 412.435 euro versati in contanti con reiterate operazioni sui conti societari e personali. Il denaro è stato sequestrato insieme con le quote delle società, l’impresa individuale e gli immobili intestati a prestanome.


                                    