Ultimo saluto quest’oggi al Santuario di Sant’Antimo Prete e Martire a Luigi Cammisa, una delle due vittime di Raffaele Caiazzo, il 44enne che ha ucciso a colpi di pistola anche la giovane Maria Brigida Pisacane della quale pare si fosse invaghito sospettando peraltro una relazione tra la 24enne e Cammisa. I funerali della donna si celebreranno questo pomeriggio a Melito.
All’esterno della chiesa sono comparsi alcuni striscioni in ricordo del pittore 29enne ammazzato in piazza Sant’Antonio da Padova. Presenti parenti, amici e conoscenti di Luigi
L’omelia del parroco
Durante l’omelia, accorato l’appello del parroco officiante la funzione funebre, don Franco Campanile. «Ai giovani dico: mai più violenza. La violenza non risolve niente ma distrugge tutto, distrugge le famiglie, le comunità, fra crescere l’odio. Non ci va arrivare da nessuna parte Nel nostro cuore deve regnare la pace, il bene. Dobbiamo imparare a rispettarci gli uni con gli altri, niente e nessuno ha il diritto di togliere la vita a un fratello o di una sorella». Il prete, rivelando che subito dopo l’omicidio la mamma di Luigi è «venuta qui in questa chiesa affidandosi il figlio a Gesù». poi aggiunge: «Omicidio, femminicidio, è sempre violenza e non si può accettare. Ancora una volta la comunità della nostra terra si trova a piangere un suo figlio giovane con una vita lunga davanti. Da domani, anzi tra qualche ora coltiviamo il seme del bene, disdegniamo il mare e pregando per chi va il male. Aprite il cuore alla speranza, al bene. Dove c’è il male, noi dobbiamo portare il bene. Dove c’è la morte, noi dobbiamo portare la vita».
L’intervento di monsignor Spinillo
A celebrare i funerali anche il monsignore di Aversa don Angelo Spinillo. Anche lui lancia un appello ai fedeli. «Dobbiamo perseguire sempre la via delle persone che ascoltano. Spesso, ascoltare non è uguale che sentire. Vediamo anche i gesti che compiono gli altri e non li comprendiamo e quindi diventiamo ciechi e irragionevoli. La prepotenza – aggiunge Spinillo – sa solo gridare ma non sa ascoltare, sa solo imporre e non dialoga. Dove c’è prepotenza non c’è mai crescita del bene, che passa solo nella capacità di ascoltarci l’uno con gli altri e partecipi della pace». Il monsignore di Aversa è consapevole che «il dolore di questa tragedia lo si porterà per sempre dietro, lo porterà per sempre la comunità intera. Ma questo dolore sia la base per costruire la giustizia» è l’appello finale.