Fucile da precisione per uccidere il pentito, il piano dell’ex boss Sarno. Ieri il Centro Operativo DIA di Brescia eseguivano una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 5 persone, gravemente indiziate di delitti aggravati dall’art. 416bis 1 c.p., ritenute responsabili, a vario titolo, di tentato omicidio, nonché di detenzione e porto di armi alterate.
Tra le persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare ci sono l’ex boss Vincenzo Sarno, il nipote Salvatore Sarno, Alessandro Dell’Anna, Giuseppe Parlo e Giovanni Faticato come riporta da Il Roma. Faticato era tornato a Napoli dopo aver fatto il pizzaiolo a Brescia
L’incendio prima dell’agguato
L’indagine che ha condotto all’adozione de provvedimento restrittivo trae origine dall’incendio, avvenuto nel gennaio 2022 a Brescia, zona Urago Mella, di un’auto in uso ad un ex collaboratore di giustizia da tempo residente nel capoluogo.
L’incendio veniva appiccato mediante diavolina posta su uno pneumatico con lo scopo di avviare una lenta combustione ed attirare, quindi, in strada il proprietario dell’auto destinatario dell’azione omicidiaria, non portata a compimento per il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco e delle Forze di polizia che avevano indotto i malintenzionati a desistere dal loro proposito criminoso.
La camorra di Ponticelli
Considerati i trascorsi delinquenziali della vittima e la sua passata appartenenza a contesti di criminalità organizzata campana, la DDA delegava al Centro Operativo DIA bresciano gli accertamenti finalizzati a riscontrare le motivazioni all’origine dell’episodio di danneggiamento del veicolo, dai chiari contorni intimidatori.
Le attività investigative disvelavano in realtà l’esistenza di un progetto omicidiario ordito in danno dell’ex collaboratore di giustizia, che in base alle risultanze investigative, sarebbe stato ideato e organizzato da vari appartenenti a un gruppo criminale capeggiato da altro pentito, a suo tempo figura apicale del clan Sarno, tuttora inserito nel programma di protezione, attualmente detenuto perché colpito da fermo di indiziato di delitto eseguito dal Centro Operativo DIA di Brescia lo scorso 6 febbraio su disposizione della Procura della Repubblica di Brescia.
Un fucile da precisione
In precedenza, oltre ai 3 fermi eseguiti il 6 febbraio scorso, erano stati effettuati altri 3 arresti, tra i quali quello di un terzo (ex) collaboratore di giustizia colto negli attimi immediatamente successivi all’acquisto di un fucile di precisione Remington mod. 700 cal. 308, completo di ottica e munizioni, reperito sul mercato delle armi provento di furti in abitazione, con l’intento di utilizzarlo per commettere un omicidio, che, se non sventato, avrebbe potuto innescare una faida.
Anche ai restanti due arresti in flagranza di reato si era proceduto per detenzione e porto di arma da sparo in luogo pubblico e, nello specifico, di 2 pistole Beretta, rispettivamente calibro 22 short e 6.35, con relativo munizionamento e matricole abrase.
Le investigazioni hanno altresì evidenziato i contatti del clan Sarno con alcuni esponenti ritenuti vicino alla cosca ‘ndranghetista Arena di Isola Capo Rizzuto. L’esecuzione ha interessato le provincie di Modena, Napoli, Prato, Genova e Ancona. Il procedimento versa tuttora nella fase delle indagini preliminari, con la conseguenza che per tutti gli indagati vige il principio di presunzione di innocenza.


