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sabato, Luglio 5, 2025
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Tentato omicidio per debiti di droga a Giugliano, ai domiciliari Nellino Di Biase

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Aniello Di Biase, giuglianese classe 85 alias “Nellino”, era stato arrestato con delle accuse gravissime: tentato omicidio di Leshi Roland, aggravato dal metodo mafioso, porto e detenzione di arma, spaccio di stupefacenti.

La clamorosa decisione del GIP del Tribunale di Napoli, che gli concede gli arresti domiciliari presso la propria abitazione di Giugliano, arriva a meno di 2 settimane dall’arresto. L’uomo era detenuto nel carcere di Secondigliano.

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Il fatto

Non era stato ferito nel corso di una rapina, come aveva scritto nella denuncia, ma dai colpi di pistola esplosi da un pregiudicato imparentato con elementi di spicco del clan Mallardo, al culmine di una lite per debiti di droga. Questo è scoperto i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza che oggi hanno arrestato un albanese (colui che era stato ferito, in maniera piuttosto grave con tre colpi di pistola), e chi aveva sparato.

In carcere sono finiti Leshi Roland, classe 1981, e Aniello Di Biase classe 1985, entrambi con precedenti penali. Sono accusati di essere stati coinvolti in una sparatoria, con l’aggravante del metodo mafioso. Difeso di fiducia dall’avvocato Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord, sono a disposizione dell’autorità giudiziaria in attesa dell’interrogatorio di garanzia, presso il carcere di Secondigliano.

La falsa denuncia della rapina

La presunta tentata rapina, secondo il racconto del ferito, sull’Asse Mediano. In realtà l’albanese, è emerso dagli accertamenti dei finanzieri, era stato ferito a casa del pregiudicato. Malgrado gravemente ferito, era riuscito a liberarsi della pistola e a scappare per poi chiedere aiuto nell’ospedale di Giugliano, dove venne ricoverato con una prognosi di 30 giorni a causa delle gravi ferite riportate ad organi vitali.

Affari sul giro di cocaina e crack

Lì i sanitari gli salvarono la vita: lui però aveva presentato una denuncia nella quale parlava di essere stato vittima di una rapina a mano armata, falsità scritte per nascondere la verità e cioè di essere coinvolto nello spaccio di cocaina e crack con il suo aggressore. Il gip di Napoli ha accolto le richiesta della Dda di Napoli (sostituto procuratore Lucio Giugliano, procuratore aggiunto Sergio Amato) e disposto il carcere per l’albanese e il pregiudicato ai quali gli inquirenti contestano, a vario titolo, i reati di tentato omicidio, porto abusivo di armi e spaccio di sostanze stupefacenti, aggravati dal metodo mafioso.

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