Oltre cento anni di carcere. Era questa la richiesta del pubblico ministero Giuseppe Amara nei confronti della nota associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico capitanata da Andrea, Cristian e Gabriele Scarantino ai quali secondo l’accusa era legato il giuglianese Ricci Raffaele quale partecipe del sodalizio con il ruolo di referente campano.
I fratelli originari di Scandiano sono nipoti di quel Vincenzo Scarantino arrestato nel 1992, che dichiarò di aver partecipato alla strage di via D’Amelio a Palermo, in cui perse la vita il magistrato Paolo Borsellino, salvo poi ritrattare.
In tutto erano stati rinviati a giudizio tredici imputati, mentre erano stati giudicati con il rito abbreviato gli altri indagati per il maxi traffico di stupefacenti. Nel processo tenutosi con rito ordinario, l’unico assolto dall’accusa di essere partecipe al sodalizio criminoso facente capo agli Scarantino è stato il giuglianese Ricci, difeso dall’avvocato Alessandro Caserta per il quale ha sempre sostenuto nel corso del giudizio la totale estraneità del proprio assistito.
L’INDAGINE
L’indagine partì nel 2021, in seguito ad una lunga attività investigativa, che portò alla scoperta di una rete ramificata per la gestione del narcotraffico in città, fino ad avere in mano – da parte degli inquirenti – gli elementi necessari per provvedere alle ordinanze di custodia cautelare e allo smantellamento del giro di droga (soprattutto cocaina) proveniente, in particolare dall’Albania.
Il blitz decisivo avvenne nel febbraio del 2022, da parte di Polizia e Carabinieri, sequestrando oltre 400 kg di droga e individuando i componenti della banda.
Si trattava di una vera e propria organizzazione criminale che disponeva di molti uomini, che fornivano supporto materiale e logistico, oltre che di corrieri, magazzinieri e prestanomi, contando su armi, vetture, denaro cash, telefoni cellulari criptati e innumerevoli utenze.

