Tre diverse inchieste confluite in un’unica operazione che stamattina ha portato all’arresto di 20 persone, tre soggetti sono ancora ricercati poiché sfuggiti alla cattura. Questo il bilancio della maxi operazione eseguita all’alba tra Frattamaggiore, Caivano e Crispano. In cella sono finiti Michele Orefice, Andrea Fortunato, Salvatore Mennillo, Domenico Crispino, Pietro Russo, Luigi Amendola, Luigi Di Giorgio, Marcello Nocera, Corrado Polizzi, Pasquale Cristiano, Antonio Esposito, Bruno Franzese, Giovanni Cipolletti, Nicola Lucaioli, Francesco Di Silvestro, Dino Cristiano, Alessandra Arno, Luisa Castaldi, Vincenzo Setola, Gustavo Del Prete.
L’operazione è il risultato di tre distinti filoni d’indagine, due dei quali condotti dal Commissariato di Polizia di Frattamaggiore e il terzo dai carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna insieme ai colleghi della Compagnia di Casoria. L’inchiesta è stata svolta con i classici medoti delle intercettazioni (ambientale, telefonica e telematica) e corroborate da una serie di concreti risultati operativi a riscontro (arresti inflagranza, perquisizioni e sequestri).
La prima inchiesta è nata nel novembre 2022 a seguito della tentata estorsione ad una nota gioielleria di Frattaminore, che ha svelato 1l’esistenza di un’organizzazione criminale facente capo al clan Pezzella, ma coordinata sul territorio di Frattamaggiore e di Frattaminore (dopo l’arresto di Landolfo Pasquale) da Orefice Michele, dedita prevalentemente al compimento di attività estorsive e al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
La seconda inchiesta verte sulla figura di Cipolletti Giovanni, esponente di spicco della criminalità organizzata caivanese, che ha condotto anche all’accertamento di una serie di estorsioni commesse, con la complicità di Esposito Antonio, Franzese Bruno, Mennillo Salvatore, Orefice Michele e Fortunato Andrea, prevalentemente sui territori di Frattamaggiore e Crispano, per conto dell’organizzazione criminale diretta sul territorio di Frattamaggiore da Orefice Michele, al fine di agevolare il clan Pezzella. Orefice Michele, e sul territorio di Crispano, Fortunato Andrea.
La terza parte dell’inchiesta è concentrata sulla figura di Pasquale Cristiano, ritenuto dagli inquirenti il “referente criminale preposto dal direttorio camorristico di via Rossini al traffico\spaccio di sostanze stupefacenti su Frattaminore”.
Le intercettazioni a base dell’inchiesta
“Mi manda lo zio, da te volevano cinquemila euro, ma io ho deciso di chiedertene solo tremila”. Ostentava persino benevolenza uno degli esponenti dell’articolazione del clan Pezzella attiva a Frattamaggiore, Frattaminore, Crispano e zone adiacenti finito in carcere, insieme ad altri sedici sodali, nel corso del blitz all’alba effettuato da Polizia e Carabinieri su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
La scena si verifica in una gioielleria di Frattaminore, ma gli episodi di racket riportati nelle quasi settecento pagine dell’ordinanza firmata dal gip del tribunale di Napoli sono molteplici, così come il racconto del controllo del traffico della droga – cocaina, hashsh, marijuana e crack – o delle punizioni nei confronti degli spacciatori indipendenti.
Ma le principali fonti di guadagno per l’associazione arrivavano dalle estorsioni. Come i 2mila euro chiesti a una rivendita di autocarri, i 10mila da corrispondere in tre rate annuali a un autosalone, i 5mila a un autosalone, i 15mila (a fronte di una richiesta iniziale di addirittura 600mila) pretesi da una ditta di costruzioni.
Il quadro che emerge è rigidamente gerarchico. A gestire le zone, per conto del clan Pezzella, sono due referenti. Uno, Michele Orefice detto “o nir nir”, si occupa di Frattamaggiore e Frattaminore, tiene i rapporti con gli altri clan di Napoli, procura alloggi ai latitanti, rifornisce gli affiliati di schede telefoniche protette. L’altro, Andrea Fortunato detto “o Mussut”, regna sull’area di Crispano.
Il tutto con un’impressionante disponibilità di armi. Utili nella contrapposizione con le fazioni rivali, tra cui quella dei Cristiano-Mormile.