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martedì, Aprile 16, 2024
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Dramma in carcere, detenuto di 29 anni si toglie la vita

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E’ emergenza suicidi in carcere, ieri a Solliciano (Firenze) un uomo di 29 anni originario del Marocco si è impiccato. I poliziotti penitenziari non hanno fatto in tempo ad evitare la morte

Un suicidio senza apparenti motivazioni

Il detenuto era stato trasferito da pochi giorni a Solliciano dal carcere di Aosta. La pena che stava scontando avrebbe trovato la sua conclusione il 22 ottobre prossimo. Eppure nonostante i termini di scadenza più o meno vicini l’uomo ha bloccato la serratura della cella con un pezzo di plastica impedendo alle guardie penitenziarie di intervenire. Questo risulta essere il 68/mo suicidio dall’inizio di quest’anno. Inoltre in questo stesso anno si sono riscontrati 25 suicidi in più rispetto il 2021. “Non si conoscono effettivamente le motivazioni che l’hanno spinto ad una scelta così estrema. Non è però difficile poter immaginare il senso di disagio psicologico che affligge chi ne è affetto”, ha affermato il segretario del Sappe della Toscana: Francesco Oliviero.

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Le parole del segretario generale del sindacato

La morte di un detenuto è sempre una sconfitta dolorosa per lo Stato che dovrebbe quanTomeno favorire il miglioramento dell’individuo arginando traumi e problemi che l’hanno portato ad essere un criminale. La procedura migliore a cui si dovrebbe approcciare potrebbe essere una rivalutazione complessiva del funzionamento della pena e ancora, in caratteri più specifici il funzionamento del carcere stesso. Il suicidio prevede una forte crisi d’identità che il carcere , appunto, tende a sottolineare poiché limita ed elude ogni speranza andando ad alterare i rapporti tra il detenuto e la società”. Queste le considerazioni di Donato Capece (segretario generale del sindacato) che oltre ad esprimere le sue convinzioni ha fatto riferimento ad alcuni dei punti cardinali del Comitato nazionale per la Bioetica.

La posizione del corpo di polizia penitenziaria

Questa concentrazione sempre più incisiva di eventi tragici e difficili da gestire nei carceri sta provocando numerose problematiche per tutti coloro che svolgono un’occupazione nei penitenziari. Il personale di polizia risulta stremato a causa dei ritmi di lavoro sfiancanti. A tal proposito il sindacalista Donato Capece dichiara infine: ” se il Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non sono in grado di evitare o quantomeno circoscrivere questi episodi al fine di tutelare coloro che fanno parte del corpo della polizia penitenziaria devono avere almeno il coraggio di dimettersi.

 

 

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