E’ accusata di estorsione aggravata dal metodo camorristico nonchè di usura. Malgrado questo ‘background’ ha ottenuto gli arresti domiciliari. Si è concluso così il processo d’appello di Rita Rinaldi, nipote del boss Ciro Rinaldi ‘Mauè’. La donna in primo grado aveva rimediato una condanna a sei anni di reclusione. Tutto ribaltata in appello dove ad avere la meglio sono state le argomentazioni dei suoi legali, gli avvocati Raffaele Chiummariello e Antonio Iavarone. La donna, insieme al fratello e al marito, era stata arrestata nel febbraio dello scorso anno.
Imprenditore nella morsa del racket dei Rinaldi
Le indagini erano partite nell’ottobre 2019, dopo la denuncia di un imprenditore di Pollena Trocchia, che aveva ottenuto dai Rinaldi un prestito di 40mila euro a settembre 2018 e a cui era stato chiesto un tasso di interesse del 30% annuo, tasso successivamente innalzato. Dagli accertamenti delle forze dell’ordine emerse che gli indagati avevano minacciato non solo la vittima, ma anche i suoi familiari, per costringerli a pagare il debito usurario.