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HomeCronaca. Protesta di ambulanti e mercatali a Napoli: "Fateci lavorare in sicurezza"

[Video]. Protesta di ambulanti e mercatali a Napoli: “Fateci lavorare in sicurezza”

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Presidio di mercatali, ambulanti e fieristi questa mattina dinanzi Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania. Gli operatori del settore chiedono “risposte immediate sulla riapertura dei mercati e sostegno economico per un settore profondamente in crisi”. Dal canto loro i fieristi sono ulteriormente preoccupati perché “chissà fra quanto tempo sarà possibile tornare a vendere alle sagre, fiere e feste, molte delle quali fuori dal territorio campano”.

La Regione Campania con l’ordinanza numero 42/2020 ha prorogato la chiusura dei mercatini fino al 10 maggio, nonostante il governo Nazionale abbia dato il via libera alla riapertura già dallo scorso 4 maggio. Per questo motivo, a Palazzo Santa Lucia è in corso un tavolo di confronto con gli operai dei mercati e molto probabilmente si andrà verso l’apertura anticipata. La giunta della X Municipalità della zona di Bagnoli e Fuorigrotta ha già inviato alla Prefettura di Napoli un progetto contenente tutte le norme da seguire in caso di riapertura.Un comparto del settore che si sente dimenticato dalle istituzioni nell’organizzazione di una ripresa che si preannuncia comunque difficile. Stiamo parlando degli ambulanti che animano i vari mercatini sul territorio regionale. Sono fermi oramai dall’8-9 marzo, a seguito dell’inizio della chiusura totale del Paese e non sanno quando potranno tornare a vendere. Nei fatti, pur con l’amaro in bocca, per diverse categorie di negozianti le date di ripartenza cerchiate in rosso sul calendario – al netto di eventuali cambi – ci sono e cioè: 11 maggio per i mercati alimentari, il 18 maggio e il 1 giugno per gli altri esercenti.

I mercatali non alimentari, invece, brancolano ancora del buio. Stanchi dell’oblio, ecco il sit-in  organizzato dal sindacato Unva (Unione Venditori Nazionale Ambulanti). «Le vendite per noi ambulanti andavano male già prima che iniziasse il Coronavirus, ma ora siamo allo stremo. La vita lavorativa è oramai ferma e non potremo far fronte a tutte le spese perché per 2 mesi non abbiamo incassato. La merce acquistata per la stagione primaverile rimarrà invenduta» afferma Pietro Cirillo, vicepresidente nazionale con delega dell’Unva che poi aggiunge: «Ogni anno, in media, un operatore mercatale deve corrispondere oltre 3000 euro all’Inps, soldi che ora non potremo mai sostenere. Non tutti, poi hanno preso i 600 euro previsti per professionisti e partite Iva». «La prossima rata dell’Inps è prevista per il 16 maggio, io non la potrò onorare perché quel poco che mi è rimasto l’ho già speso per le bollette e dar da mangiare alla mia famiglia. E poi c’è il mutuo della casa» dice Salvatore Mennillo, un altro operatore in piazza a Scampia con regolare stand nell’area Est di Napoli e Pozzuoli. Vincenzo Calcazzi, è il vicepresidente dell’Ana (Associazione Nazionale Ambulanti) e ha uno stand al Caramanico di Poggioreale. Secondo il suo pensiero «Per lo Stato noi non esistiamo. Mentre per gli altri settori almeno si è ipotizzato date di ripresa e dei sostegni, per gli ambulanti non c’è niente. Quando ripartiremo veramente?». Resta la questione del distanziamento sociale da rispettare e l’igiene da garantire. Calcazzi risponde così: «Al Caramanico tutto questo sarebbe possibile, è un’area da 40.000 mq che ha ben 3 ingressi e raggiunto principalmente in auto. Chi gestisce uno stand può far rispettare la fila tranquillamente. Se hanno consentito alla gente di prendere i bus con una capienza ridotta, perché per agli ambulanti si impedisce di tornare al lavoro? Molte famiglie sono sul lastrico».

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