Ci sarebbe un video dell’audizione del magistrato di sorveglianza, Marco Puglia, con Hakimi Lamine, il detenuto morto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere un mese dopo i pestaggi avvenuti il 6 aprile 2020.
Le immagini sarebbero state trasmesse alla Procura ma quel video manca nel fascicolo.
I colloqui registrati e il file di Hakimi Lamine sparito
Si tinge di giallo il processo a carico di 105 imputati – tra agenti, funzionari del Dap e due medici – che si sta celebrando nell’aula bunker a Santa Maria Capua Vetere dinanzi alla corte d’assise presieduta dal giudice Roberto Donatiello. Il 10 aprile 2020, quattro giorni dopo la mattanza, il magistrato di sorveglianza Puglia ha effettuato dei colloqui attraverso l’applicativo Teams con i detenuti che dopo i fatti del 5 e 6 aprile erano stati trasferiti in isolamento al reparto Danubio. I colloqui sarebbero stati registrati dal magistrato che poi li ha trasmessi, nei giorni successivi, in Procura.
Da quelle immagini e audio, però, sarebbe ‘scomparso’ il file contenente il colloquio con Hakimi Lamine. Un buco di circa 8 minuti su cui le difese hanno chiesto lumi alla Procura. Il video “non è stato rinvenuto” ha replicato il pubblico ministero Alessandro Milita che ha risposto all’istanza dei difensori degli imputati che ritengono quel video necessario anche per verificare le condizioni di Lamine il 10 aprile 2020. Gli audio e i video dei colloqui sarebbero stati depositati su una pen drive ma il colloquio di Lamine – annunciato nella registrazione – non c’è. La Corte ha disposto ulteriori verifiche all’ufficio di Procura.
Il racconto del testimone
Nel corso dell’udienza è stato escusso uno dei detenuti picchiati che ha raccontato del pestaggio avvenuto il 6 aprile 2020. Il testimone ha confermato di essere stato picchiato con manganelli da alcuni agenti in assetto antisommossa, tra cui una donna che lo avrebbe colpito nelle parti basse. Nella sua testimonianza, l’uomo ha detto che alcuni degli agenti locali lo avrebbero difeso durante il pestaggio da parte dei colleghi.
Il detenuto non è tra quelli che denunciarono l’aggressione. Il motivo, secondo quanto chiarito in aula, sarebbe legato al fatto che doveva scontare una pena lunga e che non voleva essere trasferito in un altro penitenziario in cui non era conosciuto. Si torna in aula lunedì.
La difesa degli imputati e dei detenuti
Tra gli avvocati che difendono i detenuti vittime delle aggressioni ci sono: Carmine D’Onofrio (tra i primi a depositare una denuncia per uno dei detenuti facendo avviare l’indagine), Mirella Baldascino, Luca Viggiano, Goffredo Grasso, Elvira Rispoli, Fabio Della Corte, Giuseppe De Lucia, Gennaro Caracciolo, Ferdinando Letizia, Marco Argirò, Pasquale Delisati, Andrea Balletta e Giovanni Plomitallo. A rappresentare l’Asl di Caserta, invece, l’avvocato Marco Alois mentre l’avvocatura dello Stato si è costituita per il Ministero della Giustizia. Asl e Ministero della Giustizia sono stati citati anche in qualità di responsabili civili.
Tra i difensori degli imputati sono impegnati – tra gli altri – gli avvocati Giuseppe Stellato, Mariano Omarto, Vittorio Giaquinto, Raffaele Costanzo, Angelo Raucci, Roberto Barbato, Dezio Ferraro, Elisabetta Carfora, Domenico Di Stasio, Valerio Stravino, Massimo Trigari, Luca Di Caprio, Mario Corsiero, Rossana Ferraro, Ernesto De Angelis, Claudio Botti, Vitale Stefanelli, Michele Spina, Fabrizio Giordano, Raffaele Russo, Valerio Alfonso Stravino, Antonio Leone, Domenico Pigrini, Ciro Balbo, Dario Mancino, Natalina Mastellone, Gabriele Piatto, Carlo De Benedictis, Rosario Avenia, Domenico Scarpone, Eduardo Razzino.