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Violenze su detenuti, le chat tra gli agenti penitenziari: “Santa Maria Capua Vetere è un hotel…”

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Il miglior carcere è Santa Maria Capua Vetere, lì i detenuti è come se fossero sempre in hotel” così due agenti penitenziari parlano pochi giorni dopo le violenze ai danni dei detenuti.

Il messaggio è stato letto, insieme ad altre testimonianze scritte, nell’udienza del processo sulle violenze ai detenuti. Il processo si sta svolgendo nell’aula bunker del carcere, davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il teste è Emanuele Macrì, oggi comandante della Compagnia Carabinieri di Cagliari ma all’epoca dei fatti era a capo della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere. A riportate le intercettazioni è EdizioneCaserta.

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Le confessioni tra agenti

Macrì è stato il primo ad investigare su ciò che si stesse compiendo all’interno del carcere. Da ciò che emerge dai messaggi letti da Macrì gli agenti erano molto preoccupati per le loro sorti. Sollecitato dal pm Alessandro Milita Macrì infatti legge un messaggio risalente all’11 aprile. “Sta cosa del Nilo può travolgere tutto”  dice un agente ad un altro.

Un’aria tutt’altro che tranquilla respiravano gli agenti durante le prime proteste dei familiari. All’alba delle accuse vere e proprie i primi detenuti raccontavano le loro storie online e i familiari manifestavano al di fuori del carcere. Ed è proprio riguardo le manifestazioni che un agente dice ad un altro: “I sindacati devono intervenire per evitare strumentalizzazioni”. 

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