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mercoledì, Giugno 26, 2024
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Traffico di scorie, quattro arresti
Dal Nord a Giugliano

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GIUGLIANO. Un geometra e tre agricoltori provvedevano a seppellire nei campi e in una cava di Giugliano rifiuti cancerogeni provenienti dalle industrie del Nord Italia. Sono stati arrestati ieri mattina dai carabinieri del Noe nell’ambito della seconda tranche dell’operazione «Re Mida». Si tratta di Antonio Mastracchio, 61 anni di Casagiove, Vincenzo Parente di 31 anni di S. Maria La Fossa, Antonio Pepe di 43 anni di Villa Literno e Raffaele Guaglione di 43 anni di Villa Literno ma residente a Giugliano. In primo è finito in cella, gli altri tre agli arresti domiciliari.
Nel novembre scorso la stessa operazione, coordinata alla Dda di Napoli e che ha preso il nome da un indagato che si vantava di trasformare i rifiuti in oro, portò in cella 19 imprenditori e 6 camorristi del clan dei Casalesi.
«L’attività della Procura di Napoli, dopo quella di Caserta, contribuisce a dare nomi e cognomi agli ecocriminali dei rifiuti che in questi anni hanno trasformato la Campania in pattumiera d’Italia». Legambiente in una nota plaude all’operazione. «In una regione in emergenza – commenta Michele Bonomo, presidente Legambiente Campania- che non riesce a smaltire i propri rifiuti per carenza di impianti, al danno si aggiunge la beffa: oltre 40mila tonnellate di rifiuti provenienti dal nord venivano scaricate in Campania. Ciò significa che in sei mesi, oltre 1600 tir, hanno attraversato la nostra penisola sotto gli occhi di tutti».
«L’inchiesta – prosegue Buonomo – è anche la risposta concreta alle proteste e alle minacce della Lega Nord sui rifiuti campani».




L’OPERAZIONE
RE MIDA

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di CLAUDIO COLUZZI



Non si fermavano davanti a nulla pur di trasformare i rifiuti in oro. Ma titolari e dipendenti di importanti ditte operanti nel settore dello smaltimento e del compostaggio erano in realtà passati dall’altra parte della barricata. Anzichè lavorare per l’ambiente (come indicavano anche nella loro pubblicità) non esitavano a seppellire in cave e in aperta campagna rifiuti cancerogeni o pericolosi provenienti dal nord Italia. Un giro illegale di miliardi, scoperto e disarticolato nel novembre scorso dai carabinieri del Noe, dalla Dda di Napoli e dalla Procura di S. Maria Capua Vetere, nell’ambito dell’operazione «Re Mida». Il Re Mida era uno degli indagati che, anche nel corso degli interrogatori, si vantava di trasformare la «monnezza in oro». Fu arrestato e con lui altri 18 imprenditori e 6 camorristi.
Ieri mattina i militari del Noe di Roma guidati dal colonnello Antonio Menga e i colleghi del Noe di Caserta hanno fatto scattare le manette ai polsi di altre quattro persone accusate di associazione per delinquere e traffico illecito di rifiuti. In cella il geometra Antonio Mastracchio, 61 anni di Casagiove, mentre hanno beneficiato degli arresti domiciliari Vincenzo Parente di 31 anni di S. Maria La Fossa, Antonio Pepe di 43 anni di Villa Literno e Raffaele Guaglione di 43 anni di Villa Literno ma residente a Giugliano. Questi ultimi tre sono agricoltori, accusati di aver materialmente seppellito i rifiuti nei campi.
La tecnica adoperata per lucrare sul mancato smaltimento in discariche e centri speciali era sempre la stessa. I rifiuti provenivano da consorzi come il «Milano Pulita» o la «Tev di Massarosa», paradossalmente da quelle stesse regioni che, per l’opposizione leghista, hanno contestato l’invio dei rifiuti nell’ambito dell’emergenza ancora in atto. Attraverso una serie di raggiri cartolari, ossia di modifiche e falsificazione di bolle di accompagnamento venivano «trasformati» apparentemente in materiale inerte o addirittura in concime da spargere nei campi. Così i camion sversavano veleni in una cava oggetto di un progetto di recupero ambientale a Giugliano e in numerosi appezzamenti di terreno tra l’agro aversano e i Mazzoni.
Se si pensa che rifiuti così illegalmente smaltiti venivano a costare ai pirati dell’ambiente 120 lire al chilo anzichè 1.200 richiesti dal percorso di smaltimento regolare, si può comprendere l’entità del traffico.
«Nei prossimi mesi – hanno precisato i carabinieri nel corso di una conferenza stampa – provvederemo al sequestro dei terreni interessati agli smaltimenti illegali. Poi si tratterà di analizzare quanto vi è stato nascosto e provvedere alla bonifica. In alcuni casi, siccome sul terreno inquinato compariva uno strato nero che poteva destare sospetti, i componenti dell’organizzazione seminavano erba, cereali o ortaggi in grado di nascondere il tutto. Con il risultato che le sostanze nocive finivano col contaminare anche i prodotti della terra».
Gli accertamenti dell’Arma vanno comunque avanti anche se, fin da ora, è impressionante la quantità di rifiuti movimentata in soli quattro mesi (circa 40.000 tonnellate) e il giro di affari illecito (3.300.000 euro).



IL MATTINO ED. CASERTA 28 APRILE 2004

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