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Rapinatore ucciso nel Cilento, la suocera: “Doveva pensarci la legge, no la vendetta”

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Il ritrovamento del cadavere del 25enne albanese, ucciso e seppellito in una zona isolata nei pressi del campetti di San Severino, ha acceso le tensioni tra la comunità albanese e quella locale di Centola, piccolo borgo del Cilento.

Le parole della suocera della vittima

A parlare è la suocera del giovane, che non trattiene la rabbia: “A sbagliare si sbaglia. Oggi mio figlio, domani il vostro. Nascondere il corpo non è normale. Doveva sposarsi il 28 agosto, aveva un figlio di tre anni e mezzo. Era incensurato. Non meritava questo“. Parole cariche di dolore, che mettono in luce il senso di isolamento vissuto dalla famiglia. “Nessuno ci ha ascoltato. Solo la compagnia dei Carabinieri di Salerno ci ha dato una mano. Gli altri hanno voltato lo sguardo.”

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Le accuse di razzismo

Secondo la donna, la vicenda sarebbe stata trattata con superficialità a causa di pregiudizi razziali: “Sono razzisti. Dopo il ritrovamento del corpo, sono arrivati in settanta a bere lì vicino. Lui ha sbagliato, ma doveva pensarci la legge. Non si fa giustizia con la vendetta”. 

Le parole del sindaco di Centola

Il sindaco di Centola, Rosario Pirrone, è intervenuto per invitare alla calma: “Ho parlato con i familiari della vittima. Ho consigliato di mantenere la calma e di affidarsi alle autorità giudiziarie.” Sulle tensioni nel paese, ha aggiunto: “Le forze dell’ordine controllano costantemente il territorio per mantenere un clima di serenità, soprattutto in un momento delicato come questo. Non mi risultano episodi di violenza.” Le sue parole fanno riferimento all’episodio avvenuto la scorsa notte a Foria, dove una trentina tra amici e parenti della vittima si sono radunati fuori dall’abitazione del 60enne che, la sera della tentata rapina, aveva aperto il fuoco. Un gesto che, secondo alcuni, potrebbe essere stato il preludio a un confronto diretto o addirittura a una vendetta.

Le indagini

È indagato per omicidio e occultamento di cadavere il proprietario della villetta alla periferia di Centola, in provincia di Salerno, dove domenica scorsa si sarebbe verificato un tentativo di rapina da parte di una banda composta da tre persone contro le quali il proprietario dell’abitazione avrebbe sparato, ferendone due, uno dei quali è morto.

L’uomo, un imprenditore, avrebbe ammesso le proprie responsabilità, conducendo gli inquirenti al ritrovamento del corpo senza vita di un cittadino albanese, rinvenuto questa mattina in fondo a un dirupo, avvolto in alcuni teli.
Secondo quanto si apprende da fonti investigative, la vittima farebbe parte del gruppo di malviventi che si era introdotto nell’abitazione. Le modalità del ritrovamento lasciano intendere che la morte non sia avvenuta sul posto, ma che il cadavere sia stato trasportato e nascosto successivamente.
A indagare sono i carabinieri della compagnia di Sapri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania. L’attività investigativa prosegue per ricostruire con esattezza la dinamica dell’accaduto e accertare eventuali responsabilità di altre persone coinvolte nel tentativo di rapina.

Spara contro rapinatori, contro di lui una ‘spedizione punitiva’

Una “spedizione punitiva” contro l’imprenditore salernitano che ha sparato contro i rapinatori che avevano compiuto un colpo nella sua abitazione, ferendone probabilmente due, uno dei quali è stato trovato morto oggi: il raid è avvenuto nella notte tra lunedì e martedì, quando una trentina di cittadini albanesi, giunti dal Casertano su auto di grossa cilindrata, si sono radunati nei pressi dell’abitazione dell’uomo, a Foria di Centola, in provincia di Salerno. L’arrivo tempestivo dei carabinieri ha però evitato tensioni: il gruppo si è allontanato, ma l’area è ora sotto sorveglianza costante. Tra i presenti anche familiari del 20enne ferito nella sparatoria e tuttora ricoverato al Cardarelli di Napoli, indagato per tentata rapina. Iscritto nel registro degli indagati anche il proprietario della villetta.
Sulla vicenda è intervenuto il consigliere regionale della Lega, Aurelio Tommasetti: “Solidarietà all’imprenditore – si legge in una nota – minacciato per essersi difeso. È assurdo che chi protegge la propria casa venga indagato. La spedizione punitiva rappresenta una deriva inaccettabile. Come se non bastasse ora il nostro concittadino, già violato nell’intimità della sua proprietà, deve temere per la sua incolumità e quella dei suoi cari. Ringrazio le forze dell’ordine che in queste ore stanno facendo ogni sforzo per garantire la sicurezza di quest’uomo. Chiedo tolleranza zero per chi si rende protagonista di simili atti intimidatori, violenti e pericolosi, in totale spregio della legge. Chi non rispetta la nostra legge può tornare nei Paesi da dove è venuto”.

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