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giovedì, Giugno 27, 2024
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Il racconto : «Pareva che gli importasse solo di sparare a qualcuno»

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MILANOI calamari francesi. Quelli teneri teneri. Che ci vuole niente a cucinarli. Due chili abbondanti. Li aveva ordinati al suo bancone preferito poco prima di salire le scale che portano alla banca. Per festeggiare la Pasqua. Una bella giornata con la moglie e i tre figli. E Hassan il venditore di pesce aveva pensato di fare un regalino a quella guardia giurata così simpatica e sempre tanto gentile. Un bel sacchetto di cozze da preparare come si deve. «Mi aveva detto che sarebbe passato a ritirare il tutto al momento della chiusura. Come aveva fatto mille altre volte. Aveva ringraziato ed era andato su al suo posto di lavoro». Poi quel rumore strano. Che rompe la tranquilla routine del mercato ittico di via Lombroso. Che spezza il vociare fitto tra venditori e compratori. Come un botto. E subito dopo un altro. Qualcuno nemmeno ci fa caso perché l’effetto è quello dei «pancali» di legno quando cadono per terra e fanno «bang». Qualcuno invece capisce subito che è successo qualcosa di grave perché questa è tutta un’altra musica. «Mi sono guardato in giro… Poi ho pensato alla banca…» allarga le braccia Hassan. Pochi secondi. Una grande confusione. Due tipi con il volto coperto che corrono giù per le scale. E la gente che grida. E Hassan che fa i gradini a due a due. «Sono salito e ho visto quel poveretto steso per terra. Era in un corridoio. Vicino alla macchinetta del caffé. C’era sangue dappertutto. Ha avuto come un sussulto e poi si è irrigidito. Sono stato io a coprirlo con una specie di coperta. Era morto». Altro che un «pancale» di legno caduto giù. Al mercato del pesce hanno ammazzato un uomo. Si chiamava Gennaro Paragliola, non aveva ancora cinquant’anni e faceva il vigilante davanti alla banca interna della struttura. E poco importa se c’è chi ha sentito un botto e chi ne ha sentiti due. Forse il secondo era solo un «rimbombo». Toccherà ai carabinieri capire la dinamica di una rapina così feroce. Li ha chiamati la giovane ragazza del bar vincendo a fatica la paura. E c’è paura anche negli occhi di Pietro Sarli, grossista di vecchia data al mercato ittico. Non ha incrociato gli assassini per una manciata di secondi appena. «Stavo andando in banca a depositare l’incasso» racconta. «Di colpo ho sentito un colpo secco e mi sono fermato. Certo non potevo immaginare che si trattasse di una rapina. Poi, tutta quella confusione…» In un mercato del pesce che diventa teatro di una rappresentazione irreale. Chi ricorda quanto fosse «per bene quel Mondialpol» e chi inevitabilmente non può fare a meno di vendere gli «ultimi gamberoni ancora vivi». Un giro di affari di oltre trecento milioni di euro all’anno. Più di venticinquemila tonnellate di pesci, crostacei e molluschi. I grossisti e i compratori. E di colpo, anche i carabinieri.
Per una rapina che tra i banchi del mercato pare strana a tanti. «Sembra quasi che siano venuti più per uccidere che per portare via il denaro» butta là un sospetto Giovanni Massari. E dello stesso avviso sono pure altri due commercianti che stanno lì ad ascoltare. Ma poi tutti a dire che quel Gennaro era troppo una brava persona e non avrebbe mai potuto dar fastidio a nessuno. Altro che esecuzione o regolamento di conti. Solo una maledetta rapina andata male. Due balordi magari drogati che perdono la testa. «Li hanno visti l’altro giorno… Due tipi strani che gironzolavano intorno alla banca…» giura un ragazzo. Guardando in alto dove stanno le telecamere. Immaginando fotogrammi utili per le indagini. Senza sapere che quelle telecamere erano spente. E non hanno ripreso né Gennaro che ordinava i suoi calamari né quei due che andavano su ad ammazzarlo.

Corsera

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