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Agguato contro il cognato del boss Casella, scoperto il movente

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Tra gli eventi che hanno favorito la faida tra le famiglie camorristiche di Ponticelli c’è anche il tentato omicidio di Luigi Aulisio, cognato del boss ed esponente del clan Casella, che nel corso delle indagini è stato dettagliatamente ricostruito. Nell’inchiesta c’è anche un tentativo di estorsione aggravata dal metodo mafioso contro i gestori di una fiorente piazza di spaccio del rione De Gasperi di Ponticelli, una dei luoghi di maggiore presenza del sodalizio De Luca Bossa. Questo periodo di lotta armata è stato segnato, peraltro, da numerosi attentata dinamitardi che hanno interessato le rispettive roccaforti dei clan.

Le dichiarazioni del pentito sui ras degli XX

Ci sono anche le dichiarazioni rese dal pentito Carmine Pipolo rilasciate ai magistrati della Dda in merito all’agguato: «Luigi Aulisio Alì è l’attuale reggente, insieme a Eduardo Casella, del clan Casella. Fu vittima di un agguato, prima dell’agguato ai danni di Rolletta. Si trattò infatti di un botta e risposta, in quanto Rolletta aveva partecipato, non so con quale ruolo proprio all’agguato in danno di Alì, che fu colpito da un colpo d’arma da fuoco a una spalla. Giovanni Palumbo mi ha raccontato che hanno partecipato all’agguato anche Ciro Uccella, che ha sparato, e Alessio Velotti, quest’ultimo con il ruolo di filatore, specchiettista».

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Il blitz contro i clan di Ponticelli

Stamane la Polizia di Stato, con personale della Squadra Mobile e del Commissariato di Ponticelli, ha dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 60 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al furto, concorso esterno in associazione mafiosa, tentato omicidio, possesso ingiustificato di armi e ordigni esplosivi, estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, furto e ricettazione.

L’indagine, condotta tra il 2021 e il 2022, ha documentato l’esistenza e l’operatività di un clan camorristico, operante nell’area orientale del capoluogo e in alcuni comuni della provincia, facente capo alle famiglie De Micco (Bodo) e De Martino (XX), espressione, sui predetti territori, del cartello criminale Mazzarella.

Lo scontro tra il clan D’Amico e De Micco

In particolare, le investigazioni hanno dimostrato come, all’esito della contrapposizione tra il clan D’Amico (Fraulella) e il clan De Micco (Bodo), che nel corso degli anni ha causato numerosi omicidi e fatti di sangue, sul territorio di Ponticelli abbia assunto un ruolo predominante il clan De Luca Bossa che, unitamente alle famiglie Minichini, Casella, Aprea e Cuccaro, era espressione della famigerata Alleanza di Secondigliano.

In tale contesto, la famiglia De Martino (XX), parzialmente disarticolata dalle numerose inchieste giudiziarie, ha dovuto accettare un’alleanza di compromesso con il clan De Luca Bossa per la spartizione dei proventi derivanti dalle attività illecite.

Tuttavia, numerosi omicidi e fatti di sangue hanno finito ben presto per incrinare la predetta alleanza e per determinare l’avvio di una nuova fase di contrapposizione tra i due gruppi criminali, accentuatasi a seguito della scarcerazione di esponenti di spicco di entrambe le compagini.

 

 

 

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.