Resta in carcerere Gennaro Trambarulo, boss dell’Alleanza di Secondigliano e reggente a Giugliano del clan Mallardo. Come riporta Cronache di Napoli ‘O pazzo, com’è soprannominato Trambarulo, aveva presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del 20 febbraio del Tribunale del Riesame di Napoli che, accogliendo l’appello del Pubblico ministero, applicava nei suoi confronti la misura cautelare della custodia in carcere per il reato di partecipazione all’associazione per delinquere di tipo camorristico denominata clan Mallardo, con funzioni direttive.
Secondo l’imputazione provvisoria, il ricorrente era “reggente pro tempore dell’organizzazione criminale in considerazione dello stato di detenzione dei vertici dell’organizzazione, manteneva i rapporti con i clan napoletani che, insieme al clan Mallardo, sono confederati nella cosiddetta ‘Alleanza di Secondigliano’, risolvendo le situazioni di conflitto venutesi a creare”. Gli ‘ermellini’ hanno ritenuto inammissibile il ricorso presentato da Trambarulo.
CHI E’ GENNARO TRAMBARULO
Un free lance della camorra campana, ma soprattutto anello di collegamento tra i Contini e i Mallardo. Ecco come la Dda descrive Gennaro Trambarulo, classe 1960, indagato nella maxi inchiesta sul clan con base nel Vasto-Arenaccia e diramazioni finanziarie in tutta Italia a partire dalla capitale. Negli ambienti di malavita è soprannominato “Gennaro o’ pazzo” e come tale lo indica l’unico pentito della cosca, Vincenzo De Feo. Ecco quanto ha messo a verbale il collaboratore di giustizia il 16 febbraio 2010, con la consueta premessa che le persone tirate in ballo devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contaria. «È attualmente il responsabile per il clan Mallardo, in sostituzione di “Peppe ‘o ciuccio” che è latitante (all’epoca delle dichiarazioni, ndr). Vi-sto che il clan Mallardo e il clan Contini sono una cosa sola, egli viene a parlare a Napoli con Ettore Bosti o con Salvatore Botta. Ho accompagnato Ettore Bosti a parlare con lui, anche presso la sua abitazione del rione Don Guanella. Viene chiamato a risolvere problemi che riguardano i capi del clan Contini, come quando ci fu un litigio tra Ettore Bosti e Peppe Ammendola, litigio che neppure Salvatore Botta volle risolvere».