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giovedì, Aprile 25, 2024
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Mario Paciolla, gli amici del giovane morto in Colombia: “Temiamo un nuovo caso Regeni”

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Chiediamo giustizia e verità“, sono queste le parole degli amici di Carmine Mario Paciolla, il ragazzo napoletano collaboratore delle Nazioni Unite nel dipartimento Colombiano di Caquetà, trovato morto nella sua abitazione. Il gruppo di giovani si è recato ieri mattina presso il Comune di Napoli, ed ha esposto uno striscione dal balcone del Palazzo.

Il caso è oscuro e da subito non c’è stata chiarezza – dichiarano -, e abbiamo paura che si palesi un Caso Regeni 2, che si disperdano le energie per appurare la verità sulle circostanze più che sospette che hanno portato alla morte di Mario”. “Un ragazzo come Mario non può morire da solo, non può morire così”, denunciano.

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Ad autorizzare e sostenere l’iniziativa è stato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris che, nel primo pomeriggio di ieri, ha sentito telefonicamente il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Queste la parole raccolte dall’Ansa: Il ministro mi ha assicurato massimo impegno e massima attenzione della Farnesina sulla vicenda”.

Carmine Mario Paciolla, la madre: “Me l’hanno ucciso”

E’ un’offesa per noi sentir dire che mio figlio si sia suicidato. Aveva il biglietto dell’aereo già pronto per tornare a casa il 20, non si sarebbe mai ucciso. Sono queste le dichiarazioni di Anna Motta, madre di Carmine Mario Paciolla, il ragazzo napoletano collaboratore delle Nazioni Unite nel dipartimento Colombiano di Caquetà, trovato morto nella sua abitazione.

“Mi disse di essersi messo in un guaio”

Per la famiglia non si sarebbe trattato quindi di un suicidio, come fatto trapelare all’inizio dalle autorità colombiane, ma bensì di un omicidio. Il giovane, che aveva compiuto 33 anni da poco, viveva in Sud America da 5 anni. Non era, inoltre, il primo viaggio di Mario Paciolla. Negli anni scorsi, era stato in Argentina, India e Giordania, sempre per progetti di relazioni internazionali. “Mio figlio da un po’ di tempo era strano – racconta la madre – mi raccontava che c’era qualcosa non gli piaceva in ciò che stava facendo, e che desiderava tornare a Napoli perché si sentiva sporco. In una delle ultime chiamate mi ha detto di essersi esposto troppo e di essersi messo in un guaio”.

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