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Bronchiolite, una dose di anticorpo dimezza il ricovero dei neonati sotto i 6 mesi

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Una sola dose di anticorpo per la bronchiolite dimezza il ricovero dei neonati sotto i 6 mesi. E’ il risultato di uno studio europeo che vede coinvolta anche l’Università Cattolica.

Bronchiolite: può essere prevenuta con l’anticorpo monoclonale Nirsevimab

La bronchiolite è un’infezione virale delle prime vie respiratorie che colpisce i lattanti sotto i 24 mesi di età, provocata in genere dal virus respiratorio sinciziale. Può rappresentare un pericolo per i neonati e portare a insufficienza respiratoria. La somministrazione di un anticorpo monoclonale, il Nirsevimab, previene in modo significativo la bronchiolite. Gli anticorpi monoclonali sono proteine prodotte in laboratorio che imitano la capacità del sistema immunitario di combattere agenti patogeni come virus o batteri. Nel caso del virus respiratorio sinciziale, il Nirsevimab fornisce protezione al bambino prima che il virus possa causare danni significativi. Il farmaco è stato approvato a livello europeo per proteggere i bambini nella loro prima stagione di esposizione al virus.

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I risultati dello studio europeo

Lo studio ha visto coinvolte la Universitat Politècnica de Catalunya (UPC), Children’s Emergency Department, Leicester Royal Infirmary e Università di Edimburgo. La ricerca è stata guidata da Danilo Buonsenso della Cattolica e Gemelli IRCCS. Si tratta di uno studio real world, ovvero uno studio che si riferisce all’analisi dei dati raccolti nella pratica quotidiana piuttosto che con uno studio sperimentale. Infatti questo studio analizza l’impatto del Nirsevimab in diversi Paesi con diverse politiche sanitarie.

I dati raccolti mostrano che nei neonati sotto i 6 mesi, dopo la somministrazione di questo anticorpo monoclonale, i ricoveri sono ridotti rispetto alle stagioni precedenti. Anche gli accessi in pronto soccorso sono diminuiti. Inoltre, l’efficacia di questo farmaco aumenta nei primi mesi di vita, e il suo effetto è stato invece meno evidente dai 6 mesi di età in poi. Lo studio rappresenta un passo importante nella prevenzione del virus respiratorio sinciziale, responsabile del decesso di molti bambini in età precoce. Tuttavia, gli autori dello studio sottolineano la necessità di più studi internazionali, per valutare anche l’impatto economico dell’introduzione di questo farmaco su larga scala.

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