Fuga finita per Domenico D’Andrea alias Pippotto, il 38enne evaso ieri dal carcere Capanne di Perugia. A rintracciarlo in un boschetto, attorno alla Mezzanotte di venerdì, gli uomini della Questura che l’hanno riportato in cella. D’Andrea era evaso venerdì scavalcando un muro di cinta durante l’orario di lavoro. Domenico D’Andrea è ritenuto l’assassino di Salvatore Buglione, l’edicolante ucciso dopo un tentativo di rapina nel settembre del 2006 in via Pietro Castellino. A InterNapoli.it il fratello Domenico era apparso preoccupato per la sorte di suo fratello dopo l’evasione.
Chi è il detenuto Domenico D’Andrea
Domenico D’ Andrea, un tempo baby gangster conosciuto col nome di “Pippotto”, ha avuto la condanna per l’omicidio di Salvatore Buglione, l’ edicolante di via Pietro Castellino. Senza attenuanti per la sua storia deviata, lui, capo di una banda che rapinava motorini al Vomero e all’ Arenella quand’ era appena un adolescente. Decine di rapine, una lunga corsa verso il baratro, a 13 anni ferito a una gamba da un carabiniere. Condannato per omicidio volontario con l’aggravante dei motivi futili e abbietti. Mille euro. La rapina di Pippotto e degli altri tre imputati finì col colpo di coltello al cuore dell’ edicolante perché lui reagì. Pippotto ha sempre raccontato di essere stato alla guida dell’ auto, ma di non essere sceso mentre i suoi complici aggredivano e poi uccidevano Buglione. D’Andrea era ricercato in tutta Italia a seguito della sua clamorosa evasione.
Il profilo di Pippotto
Domenico D’Andrea, classe 1984, come raccontato da Repubblica in un vecchio articolo, è diventato tristemente famoso per la “nera” italiana degli anni Novanta col soprannome di Pippotto. Evasore scolastico a 11 anni, ladro a 12 anni, rapinatore dai 13 in poi, omicida nel 2006 – accusato del delitto dell’edicolante Salvatore Buglione – ergastolano nel 2007.
Diverse volte è scappato dalle comunità per minori in cui veniva rinchiuso: otto evasioni, aveva collezionato. Da nord a sud. Le ultime da Lecce, e da Genova. «Non mi potete fare niente», gridava Pippotto tredicenne ai suoi inseguitori. Era troppo piccolo, prima. È stato tardi, dopo. Fino all’omicidio, contro il quale Domenico D’Andrea ha sempre opposto la versione dell’errore giudiziario. Un “diavoletto” diventato ormai un uomo calvo quando gli hanno dato il “fine pena mai”.