Giuseppe Improta, luogotenente dei carabinieri in servizio presso la Dda di Napoli, è finito in arresto nei giorni scorsi perché accusato di essere stato al saldo del clan della 167 di Arzano, città dove ha prestato servizio fino a qualche anno fa.
Ad accusare il militare sono i collaboratori di giustizia Pietro e Pasquale Cristiano, che hanno riferito di aver dato denaro ed altri benefit ad Improta per i suoi servigi a favore della cosca criminale.
Ad inguaiare il luogotenente sono anche alcune intercettazioni ambientali, dalle quali gili inquirenti avrebbero raccolto ulteriori prove, determinanti per l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare.
Proprio di intercettazioni parla il carabiniere nell’auto di Omissis, all’interno della quale era stata installata una cimice.
Omissis chiede al militare informazioni proprio riguardo le intercettazioni e sui modelli di telefoni utilizzati dai malavitosi. A tal proposito Improta spiega che “il criminale vero parla con i telefonini di dieci euro, quelli vecchi.” …omissis… “quello per parlare …. per parlare a voce … sta dodici euro”.