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martedì, Aprile 16, 2024
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Banda del buco di Giugliano, Villaricca, Mugnano, Melito, Qualiano e Grumo alla sbarra per il Riesame

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Si svolgerà tra pochi giorni l’udienza davanti al Riesame dei dieci indagati, originari di Giugliano, Villaricca e Mugnano, Melito, Qualiano e Grumo fermati dai carabinieri del comando provinciale di Parma.
Come nei film entravano nelle banche scavando cunicoli che, partendo dalla rete fognaria, li portavano all’interno dei caveau.
Erano professionisti del settore, avevano messo in piedi un sodalizio criminale organizzato nei minimi dettagli e altrettanto minuziosamente stavano organizzando l’ennesimo colpo prima di essere scoperti per una disattenzione.

Il 31 ottobre scorso la banda aveva messo a segno una rapina in un istituto di credito di Parma con un bottino milionario e, secondo gli investigatori, erano pronti a svaligiare un’altra banca del centro della città.

Lo stavano preparando da tempo. Avevano studiato la mappa fognaria della città, avevano individuato un appartamento ubicato al pian terreno, non troppo vicino all’obiettivo selezionato; vi avevano praticato un foro nella pavimentazione per potersi calare nel sistema di condotte sotterranee cittadine e da lì raggiungere il caveau della banca: “Presto saremo a casa pieni di soldi” avevano previsto in maniera frettolosa i 10 uomini d’oro (tra essi anche una donna), tutti campani, decisi a mettere a segno il colpo.

Coinvolti Antonio Santonicola, Luigi Speranza, Carmine De Cicco, Francesco Troso (difeso dall’avvocato Celestino Gentile), Salvatore Diana, Filomena d’Onofrio, Carlo Puca, Antonio Tesone, Giovanni Durante, Raffaele Di Fiore (quest’ultimi tre difesi dall’avvocato Michele Giametta). 

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Il 22 maggio scorso però i loro propositi sono stati infranti dai carabinieri del comando provinciale di Parma che hanno eseguito il decreto di fermo emesso dalla Procura della Repubblica parmigiana.

All’interno dei due covi a disposizione della banda sono stati rinvenuti pistole a salve prive del tappo rosso, maschere per il travisamento, tute da lavoro, percussori, piedi di porco, mazzette e scalpelli da muratori, mascherine protettive, apparati ricetrasmittenti e telefoni cellulari con utenze intestate a prestanome per garantire un efficace e sicuro sistema di telecomunicazione.

Nel mirino c’era la sede della Bper di via Cavour: i banditi accedevano direttamente da una delle abitazioni, attraverso un tunnel di collegamento profondo circa 4 metri, nel sistema fognario cittadino; quindi, dopo aver camminato per circa 30 minuti, nel punto d’incrocio tra borgo Mazza e via Cavour, avevano praticato uno scavo lungo 11 metri e largo 1 che li avrebbe portati direttamente all’interno della banca. Qualcosa però non va per il verso giusto: a causa dello scavo, in borgo Mazza, il 17 maggio, si verifica un cedimento strutturale con conseguente crollo del manto stradale e grave pericolo per l’incolumità pubblica.

I banditi non se ne accorgono immediatamente in quanto trascorrono un periodo di riposo nella regione d’origine. Gli inquirenti non hanno esitazioni: l’incidente di percorso – appena noto agli interessati – rende attuale, concreto ed elevato il rischio di fuga. Nella serata del 21 maggio, in concomitanza del rientro a Parma di parte della banda, il Procuratore della Repubblica Lucia Russo e il sostituto Dottor Fabrizio Pensa emettono tempestivamente il provvedimento di fermo a carico di tutti gli indagati.

Numerosi i reati contestati: associazione per delinquere finalizzata alle rapine; rapina aggravata; tentata rapina; crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, danneggiamento aggravato ed altro.

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