È durata poco meno di un mese la permanenza in carcere di Raffaele Zambella, indicato da diversi collaboratori di giustizia come uno dei capi della fazione del cosiddetto ‘Bronx’ di Caivano e arrestato nel corso del blitz contro i Gallo-Angelino di qualche settimana fa. A stabilirlo il tribunale del Riesame che ha accolto pienamente le argomentazioni del legale di Zambella, l’avvocato Leopoldo Perone che aveva evidenziato l’assoluta genericità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Il tribunale della libertà ha così scarcerato Zambella.
L’uomo era finito nelle maglie della giustizia nel corso dell’operazione che
ha decapitato i vertici del clan Gallo-Angelino di Caivano portando all’emissione di venti ordinanze di custodia cautelare ad altrettante persone in quanto gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, denominata clan Gallo-Angelino, nonché di estorsioni consumate e tentate, di detenzione e porto di armi da guerra e comuni da sparo, delitti aggravati dal cosiddetto metodo mafioso.
Di lui in particolare aveva parlato il pentito Antonio Cocci in uno dei suoi nei metodi verbali: «Quando io insieme ad altri esponenti del clan Sautto-Ciccarelli venimmo arrestati nel 2019, Massimo Gallo insieme a un ragazzo soprannominato “Gargamella” e a Vincenzo Delli Paoli detto “’o mafioso” andarono a casa di… Zambella armati di kalashnikov e gli imposero di consegnare la lista delle estorsioni di Caivano dicendogli che erano mandati da “Tobiuccio”, ovvero Angelino. Zambella gli consegnò la lista, dopo di che anche lui si affiancò a loro. Preciso che sia Massimo Gallo che questo Delli Paoli erano affiliati al clan capeggiato da Angelino».